Caro Grim. di Elisabetta Rosa

Idee admin 1 aprile 2011

Caro grim,

il mio buon viaggio è l’augurio – un augurio che mi viene dalle tue stesse recenti parole  – che questo sia l’inizio di un nuovo capitolo del tuo libro, del libro che è tuo e insieme delle persone, quelle vicine e quelle lontane, che con te condividono questo viaggio.

«Che i libri nascano sempre da altri libri è una verità solo apparentemente in contraddizione con l’altra: che i libri nascano dalla vita pratica e dai rapporti tra gli uomini». È con le parole di Calvino che ti auguro buon viaggio, buona scrittura del tuo nuovo capitolo:

«Volevo combattere contemporaneamente su due fronti, lanciare una sfida ai detrattori della Resistenza e nello stesso tempo ai sacerdoti d’una Resistenza agiografica ed edulcorata.

Primo fronte: a poco più d’un anno dalla Liberazione già la “rispettabilità ben pensante” era in piena riscossa, e approfittava d’ogni aspetto contingente di quell’epoca […] per esclamare: “Ecco, noi l’avevamo sempre detto, questi partigiani, tutti così, non ci vengano a parlare di Resistenza, sappiamo bene che razza d’ideali…”. Fu in questo clima che io scrissi il mio libro, con cui intendevo paradossalmente rispondere ai benpensanti: “D’accordo, farò come se aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori partigiani, ma i peggiori possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto tutto composto di tipi un po’ storti. Ebbene: cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un’elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive quali voi non potrete mai sognarvi di essere!” […] La battaglia sul secondo fronte, quello interno alla “cultura della sinistra”, ora pare lontana. Cominciava appena allora il tentativo d’una «direzione politica» dell’attività letteraria: si chiedeva allo scrittore di creare “l’eroe positivo”, di dare immagini normative, pedagogiche di condotta sociale, di milizia rivoluzionaria  […] La mia reazione d’allora potrebbe essere enunciata così: “Ah sì, volete “l’eroe socialista”? Volete il “romanticismo rivoluzionario”? E io vi scrivo una storia di partigiani in cui nessuno è eroe, nessuno ha coscienza di classe”».

Che il tuo libro parli non di eroi, reali o presunti, positivi o negativi, ma di persone vere, di persone qualunque, di persone che diventano quelle “forze storiche attive” di cui oggi più che mai c’è bisogno.

Buon viaggio, grim.

Elli

Elisabetta Rosa

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