Cambiamenti.
Idee admin 15 giugno 2011Eccoci.
Sono le 19 e 45 del 13 Giugno 2011, usciamo dalle Officine Corsare per dirigerci verso Piazza San Carlo a festeggiare una lunga marcia conclusa con una straripante vittoria.
Il cielo sopra di noi è grigio pieno. Come direbbe Silvestri sembra abbia sbagliato colore.
Acceleriamo il passo, io inforco la bici ripiegando la bandiera dei comitati per l’acqua sperando che la pioggia non anticipi la festa.
Di lì a pochi secondi un monsone da cambiamento climatico ci fa capire chi comanda sulla terra. L’acqua e l’aria si mischiano all’orizzonte e con il tempo cambia anche la percezione di questa vittoria: non c’è il sole all’orizzonte, non c’è il sereno. Siamo all’inizio, guai a sentirci arrivati.
Qualcuno finalmente si accorgerà che le battaglie culturali come questa non solo bisogna farle, ma bisogna farle fino in fondo. E da domani qualcuno si accorgerà anche che è possibile vincerle, alla faccia dell’egemonia sottoculturale del berlusconismo e del liberismo nostrano.
Sì, le battaglie culturali si possono vincere, ma sta a noi renderle vittorie lunghe: bisogna raccontarle, rinnovarle, tenere alta la tensione civile verso un Paese migliore. E serve che le reti organizzate e l’azione territoriale (il mix che i Comitati per l’acqua hanno messo in campo per vincere) continuino a essere il nostro strumento per arrivare a tutti.
Il referendum sul nucleare ci consegna un insegnamento in più: c’è un tempo per vincere e uno per resistere. Abbiamo resistito vent’anni al ritorno del nucleare. Ed è possibile che se non ci fosse stata Fukushima a riaggiornare l’effetto Chernobyl non ce l’avremmo fatta a superare il quorum, perdendo anche la battaglia su privatizzazioni e dismissioni delle aziende dell’acqua pubblica.
Il vento politico è un po’ come il meteo: non tutto è prevedibile, a maggior ragione nell’era dei cambiamenti climatici. Non dimentichiamolo mai.