Criminalità organizzata, contesto di legalità e sicurezza urbana.

Idee admin 27 febbraio 2014

Ecco una sintesi della ricerca svolta nell’ambito dei lavori della Commissione speciale per la promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi condotta da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Culture, Politica e Società, composto da Rocco Sciarrone, nel ruolo di coordinatore, Joselle Dagnes e Luca Storti.

Mediante un questionario sono stati sondati i comportamenti, gli atteggiamenti e le rappresentazioni di commercianti, esercenti della ristorazione e artigiani riguardo alle condizioni di legalità e al rischio di infiltrazione mafiosa. In tutto sono stati raccolti 501 questionari, grazie a una campagna di distribuzione condotta da volontari dell’associazione Libera.

La sicurezza nei quartieri

Sono stati selezionati operatori economici attivi in aree ad alta densità commerciale all’interno di quattro zone di Torino: Barriera di Milano, Mirafiori Nord e Santa Rita, Vanchiglia-Vanchiglietta, San Donato.

Riguardo alla sicurezza, si nota il dato negativo di Barriera di Milano: il 50,4% ritiene il quartiere insicuro. Le altre zone investigate raggiungono livelli abbastanza soddisfacenti nella percezione delle condizioni di legalità.

I quartieri considerati più sicuri (68% dei rispondenti) sono Mirafiori Nord e Santa Rita. A fare la differenza in negativo sembrano forme di criminalità visibili in strada: spaccio, prostituzione, risse, aggressioni e vandalismo. In particolare, spaccio e prostituzione sono segnalati come significativamente presenti in Barriera, rispettivamente dal 90,6% e dal 42,5% dei rispondenti. In tutte le zone si rilevano valori elevati per quanto riguarda i furti sia nei negozi sia nelle abitazioni.

La percezione dell’illegalità

In tutti e quattro i quartieri i fenomeni illegali vengono percepiti in aumento, in particolare in Barriera di Milano, mentre la situazione più stabile pare essere quella di San Donato. A fronte di questi problemi si avanza la richiesta di una maggiore sicurezza nelle pene (91,7%) e di più presidi delle forze dell’ordine (90,1%). Inoltre, sarebbero valutate positivamente misure di sostegno per fronteggiare la crisi economica (90%) e di contrasto alla criminalità straniera (84%). Quasi l’80% giudica utili interventi di riqualificazione urbana e ambientale, mentre soltanto il 48% ritiene efficace l’azione delle associazioni di categoria.

Mafia, una battaglia che si può vincere

In relazione alla mafia è ben chiaro ai rispondenti che si tratta di una forma particolare di criminalità organizzata che si irradia nell’economia e nella politica (60%), provocando danni irreversibili all’economia (89%), più che non una mentalità diffusa in una parte del paese (8%). Coerentemente a questa rappresentazione, prevale l’idea che per sconfiggere la mafia vadano aggredite le forme di collusione (27%) e colpiti i patrimoni mafiosi (15%), ma che sia necessario anche rendere vantaggioso e privo di rischi per i cittadini denunciare i mafiosi (14%). È una battaglia che non viene considerata persa, malgrado soltanto il 39% si dichiari certamente convinto che la mafia possa essere sconfitta (a fronte di un 44% che lo ritiene possibile e di un 17% che ritiene che non vi sia nulla da fare).

La presenza mafiosa

Poco inclini a condividere l’idea che la presenza mafiosa in città sia pervasiva, gli intervistati ritengono che la mafia sia attiva soprattutto nel traffico di stupefacenti (86,5%), nel tentativo di controllare gli appalti (63%), in attività economiche nel settore edile (54%) e nell’usura (53%). Anche se l’esito di recenti operazioni giudiziarie ha reso palese il fenomeno, i rispondenti non sono stupiti di vedere dimostrata la presenza mafiosa: il 63% risponde “non mi sono stupito, perché si sapeva già”. Tuttavia, alla domanda “sarebbe disposto a testimoniare in un processo con imputati mafiosi?”, soltanto uno su cinque risponde affermativamente, senza tentennamenti, mentre il 43% lo ritiene possibile solo a condizione di tutele personali e familiari certe, e ben il 37% si dichiara non disponibile, soprattutto per paura, perché poco utile o perché “lo Stato non lo merita”.

Tra i fattori che favoriscono la diffusione delle mafie al Nord vengono indicati, oltre alla capacità dei gruppi criminali di estendere il raggio dei loro traffici illeciti (92,3%), gli elevati livelli di corruzione economica e politica (92,7%) e la disponibilità da parte della politica e degli imprenditori a ricavare profitto e benefici dalla presenza mafiosa (86,8%).

Il pizzo, l’usura e le (sconosciute) leggi anti-racket e anti-usura

In merito al pizzo, quasi la metà dei rispondenti ritiene che sia poco diffuso in città, per il 35% invece si tratta di un problema abbastanza rilevante. Larga condivisione raccoglie l’idea che il pizzo si imponga in modo tradizionale, mediante la richiesta di denaro (63,5%), meno diffuse sono ritenute forme quali l’imposizione di forniture o personale. Particolarmente rilevante è il dato riguardante la tutela e i benefici finanziari che la legge riserva a chi denuncia una tentata estorsione. Più dell’84% dei rispondenti non ne è a conoscenza. Un deficit che depotenzia fortemente la buona propensione a denunciare un’eventuale tentata estorsione. Infatti il 43% dei rispondenti dichiara che denuncerebbe il fatto alle forze dell’ordine, a cui si aggiunge oltre il 26% che sarebbe disposto a chiudere la propria attività o a trasferirla altrove piuttosto che corrispondere alla richiesta.

Mediamente più alta è la soglia di allarme verso l’usura: il 70% del campione ritiene che il fenomeno sia quantomeno abbastanza diffuso. Del resto, il 18% dei rispondenti dichiara di aver conosciuto vittime di usura, mentre solo l’8,1% ha conosciuto qualcuno che si è sottomesso alla richiesta di pagare il pizzo. Anche in questo caso è scarsissima la conoscenza dei benefici di legge dedicati a chi denuncia l’attività usuraia: meno del 16% ne ha un’idea.

La corruzione

Da ultimo, emerge una valutazione poco tranquillizzante sulla diffusione della corruzione. In particolare, sarebbe interessata la sfera della politica: molto infettata da dinamiche corruttive per il 51,2% degli intervistati e abbastanza per il 40,8%. Poco meno critica è la situazione dell’economia: molto corrotta “solo” per il 33,9% degli intervistati, ma abbastanza per il 53,4%.

Infatti, è proprio intorno allo snodo tra politica ed economia che si ritiene si annidi il grosso della corruzione: più del 90% pensa che siano le attribuzioni di appalti e subappalti a configurarsi come bacino di coltura degli scambi corrotti. Su questo versante, si ritiene che le vittime di corruzione siano restie a denunciare per paura di ritorsioni (43%) e per mancanza di fiducia nelle istituzioni (36%), ma in alcuni casi anche per convenienza (18%).

La fiducia nelle istituzioni

Per quanto riguarda la fiducia nelle istituzioni, gli intervistati la ripongono essenzialmente nella famiglia (96,4%), seguita dal volontariato (71,5%) e dalla Forze dell’ordine (68,9%). La Magistratura è al sesto posto (38,1%), poco prima della Chiesa (36,1%) e dopo la scuola (61,8%) e internet (57,2%). L’Unione Europea è al nono posto (27,1%). Tra gli Enti Locali chi gode di maggiore fiducia è il Comune (16,9%); seguono Regione (10,3%) e Provincia (9,9%).

Agli ultimi posti ci sono lo Stato (9,6%), le banche (7,6%), il Parlamento (4,8%) e i Partiti (2,8%).

Conclusioni

Complessivamente, il quadro emerso dall’indagine rivela che gli operatori economici interpellati hanno una visione articolata e non superficiale delle condizioni di legalità e della presenza di fenomeni criminali nel contesto cittadino. Non negano, né sottovalutano, l’esistenza di tali fenomeni, senza tuttavia assecondare letture sensazionalistiche o allarmanti degli stessi.

Sono anzi consapevoli del rischio rappresentato dai gruppi mafiosi, soprattutto per quanto riguarda l’infiltrazione nell’economia locale. Ritengono preoccupanti – anche se pochi dichiarano di averne diretta esperienza – fenomeni quali il pizzo e l’usura, ma ancor più rilevanti – nella loro percezione – sono i fenomeni legati alla corruzione politica ed economica.

Per far fronte a tali problemi, non si richiede soltanto una maggiore efficacia dell’azione repressiva, ma si valutano positivamente anche interventi in altri ambiti, come ad esempio quelli di riqualificazione urbana. I dati suggeriscono infine l’opportunità di avviare azioni di informazione e sensibilizzazione rispetto alla normativa antiracket e antiusura, come pure una maggiore attenzione su questi problemi da parte delle associazioni di categoria. Da questo punto di vista, sarebbe altresì apprezzabile rinsaldare il tessuto fiduciario tra i cittadini e rappresentanti della politica e delle Istituzioni.

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La Commissione speciale per la promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi è stata istituita due anni fa, il 19 marzo 2012, con voto unanime di tutto il Consiglio comunale, che ha voluto dare un segnale chiaro dell’impegno del Comune di Torino nella lotta a quelle organizzazioni criminali che sono ormai da tempo radicate anche nel nord Italia, e che si combattono non solo nelle aule dei tribunali, ma anche nelle sedi delle istituzioni.

Per rendere più efficace il proprio lavoro, la Commissione, unica in Italia, vede lavorare insieme consigliere e consiglieri comunali e componenti esterni in rappresentanza di Provincia di Torino e Regione Piemonte, Università degli Studi di Torino, associazioni di categoria, sindacati, associazione Libera e singole persone che hanno contribuito direttamente alla lotta alle mafie, e che voglio ringraziare tutti per il tempo e le competenze dedicate ai lavori della Commissione. Il dialogo con la Prefettura di Torino è stato costante, così come è in corso un coinvolgimento delle Forze dell’ordine.

La Commissione sta lavorando su diversi temi: le gare d’appalto, il gioco d’azzardo, la gestione dei beni confiscati, il traffico di stupefacenti, il racket e la promozione della cultura della legalità tra i giovani, con l’obiettivo di dare linee di indirizzo all’Amministrazione che orientino le attività della Giunta a partire dal 2015, sulla base di quanto emergerà dal nostro lavoro di approfondimento.

L’appuntamento del 27 febbraio 2014 in Sala Rossa è una tappa importante del percorso della Commissione. Presentiamo infatti i primi risultati della ricerca “Criminalità organizzata, contesto di legalità e sicurezza urbana. Un’indagine degli operatori economici di Torino”, che è stata voluta e sostenuta dalla Presidenza del Consiglio Comunale, dalla Camera di Commercio di Torino e dall’Università degli Studi di Torino, che voglio ringraziare sentitamente per averci dato l’opportunità di raccogliere dati e informazioni che ci consentono di ragionare sulla percezione del contesto di legalità e di sicurezza urbana e sulla presenza delle organizzazioni criminali da parte degli operatori economici torinesi.

Sono state individuate in particolare quattro zone di Torino, sulla base di caratteristiche socio-economiche, nelle quali sono stati distribuiti i questionari. Si tratte delle Circoscrizioni II, IV, VII e X, delle quali ringrazio presidenti e coordinatori e coordinatrici della Commissione commercio per l’attenzione dedicata a questa iniziativa.

Nella fase di definizione del perimetro della ricerca, sono stati coinvolti altri enti ed organizzazioni quali i vigili urbani, le organizzazioni di categoria, le centrali cooperative, le forze dell’ordine, che voglio ringraziare per l’attenzione che ci hanno dedicato, anche perché questo lavoro di coinvolgimento e di ascolto, oltre al valore scientifico ai fini della ricerca, ha per noi un rilievo in termini di sensibilizzazione e coinvolgimento di soggetti che possono, ognuno in base alla proprie competenze e nel lavoro quotidiano, giocare un ruolo importante nella lotta all’illegalità e alla criminalità organizzata.

Inoltre gli operatori economici ai quali sono stati distribuiti i questionari dalle volontarie e dai volontari di Libera – che voglio anch’essi ringraziare per il prezioso impegno, fondamentale per il successo di questa ricerca – possono essere alleati importanti in questa battaglia. Un primo segnale che vogliano esserlo è che 501 hanno risposto e riconsegnato il questionario. Risultato ancor più significativo se si tiene in considerazione che la richiesta di contribuire alla ricerca è arrivata in un contesto fortemente segnato dalla crisi economica, come emerge anche dai risultati, e che potrebbe far ritenere agli intervistati che siano altre le priorità.

Il 10 aprile 2014 presenteremo e discuteremo con le Circoscrizioni e con gli operatori economici coinvolti i risultati approfonditi della ricerca. Un secondo appuntamento per rendere conto del lavoro fatto anche grazie al loro contributo, mettendo così un altro tassello nel lungo cammino verso la ricostruzione della fiducia nelle istituzioni, che anche da questa ricerca emerge come fortemente compromessa, ma che è necessaria per fare squadra nella lotta alla criminalità organizzata.

Abbiamo inoltre in programma di presentare e condividere i risultati del nostro lavoro con la Commissione Antimafia di Milano, il 21 marzo 2014 (Giornata della memoria e dell’impegno contro le mafie). ritenendo che il confronto con altri territori interessati da fenomeni analoghi sia particolarmente importante, così come con la Direzione Nazionale Antimafia e con la Commissione Parlamentare Antimafia.

La ricerca “Criminalità organizzata, contesto di legalità e sicurezza urbana. Un’indagine degli operatori economici di Torino” diventa così un’occasione di confronto e coinvolgimento con tanti attori del nostro e di altri territori su quella zona grigia tra legalità e illegalità, che viene occupata dalle organizzazioni criminali, ormai sempre più raffinate nel gestire la loro presenza a cavallo fra questi due “mondi”. È necessario ridisegnare con maggiore nettezza questi confini: dalla ricerca emergono suggestioni che ci danno spunti di lavoro interessanti.

Se il nostro dubbio era che non ci fosse consapevolezza delle nuove forme con cui si presentano le organizzazioni criminali, questo è stato fugato, poiché è emersa una conoscenza abbastanza “smaliziata” di queste realtà.

Non c’è invece consapevolezza delle leggi anti-usura e anti-racket. Soprattutto la mancanza di conoscenza delle prime risulta preoccupante, considerata la diffusione del fenomeno in un contesto in cui le organizzazioni criminali hanno grande disponibilità di liquidità, che spesso gli operatori commerciali non trovano presso le banche.

È anche preoccupante quanto i fenomeni illegali vengano percepiti in aumento, soprattutto in alcuni territori, e quanto sia ritenuta diffusa la corruzione soprattutto nella sfera politica. Un clima di sfiducia che fortunatamente intacca solo parzialmente l’opinione che la mafia si possa sconfiggere, e che non toglie la lucidità nel riconoscere quegli interventi che hanno un effetto positivo sull’ambiente, come quelli di riqualificazione urbana, che hanno segnato una svolta in positivo per alcuni quartieri di Torino.

Complessivamente, le istituzioni e gli organismi intermedi di rappresentanza non godono della fiducia dei cittadini, anche se il Comune mantiene un primato, che porta con sé una grande responsabilità nel riaccorciare le distanze proprio tra cittadini e istituzioni.

Vogliamo quindi dare un segnale di un impegno concreto che l’Amministrazione può prendere in questo contesto, ovvero prevedere attività di formazione per il personale degli uffici che si occupano del commercio (SUAP) e per i Vigili Urbani, affinché forniscano a commercianti e ad altri operatori economici informazioni relative alle leggi anti-usura e anti-racket e indichino i riferimenti di enti e organizzazioni che si occupano di questi temi.

Una maggiore consapevolezza di diritti e tutele e un impegno delle istituzioni, della politica e dei corpi intermedi a un nuovo patto con i cittadini si può e si deve accompagnare con l’impegno individuale di ogni persona a non lasciare spazi ad alcuna sfumatura di grigio. Per marcare con noi una linea netta nel distinguere tra legalità e illegalità, scegliendo inequivocabilmente da che parte stare.

Alcune riflessioni conclusive:

•Visione articolata delle condizioni di legalità e della presenza di fenomeni criminali nel contesto cittadino;

•Né sottovalutazione, né lettura allarmistica•Consapevolezza rischio mafia, soprattutto per infiltrazione nell’economia locale;

•Preoccupazione per pizzo, ma ancor più per usura e corruzione politica ed economica;

•Richiesta di una maggiore efficacia dell’azione repressiva, ma anche di interventi di altro tipo;

•Rilevanza degli interventi di riqualificazione urbana, spazio per l’azione delle associazioni di categoria;

•Esigenza di potenziare informazione e sensibilizzazione rispetto alla normativa antiracket e antiusura;

•Necessità di una maggiore trasparenza nelle decisione pubbliche e di rinsaldare il tessuto fiduciario tra cittadini e rappresentanti della politica e delle istituzioni;

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