80 voglia.
diritti, Idee, lavoro, solidarietà TAGS / 80, art 18, cgil, diritti, lavoro, renzi admin 2 novembre 2014Caro Presidente,
ho tanta voglia di rincontrarla. Non siamo più giovani come dieci anni fa, solo questo Paese ci ritiene ancora tali.
Ci siamo conosciuti a un’assemblea nazionale della Sinistra giovanile, all’interno di una Festa dell’Unità. Nel corso di quella discussione proposi una mobilitazione straordinaria del mondo giovanile contro la legge 30 (la famosa “legge Biagi” sull’occupazione e il mercato del lavoro); lei invece sosteneva che bisognasse costruire la lobby dei giovani amministratori dei DS e della Margherita per contare di più. Questione di punti di vista. Diciamo che entrambi possiamo dichiarare di sapere dove eravamo, quando è stato scritto a tavolino il destino della prima generazione con meno diritti e spesso meno opportunità della precedente.
Se mai volesse rispondere alla domanda: “dov’eri?”, ora lo sa. Non vorrei che mal interpretasse questo ricordo, anche perché penso che siamo entrambi responsabili di non aver fatto abbastanza per impedire ciò che è avvenuto in seguito. La penso così da sempre: anche se non governavamo, le responsabilità erano e sono anche nostre.
Oggi Lei è alla guida del Paese con i “diversamente Berlusconiani” mentre il mio partito, Sel, è all’opposizione; anche se, come ben sa, in molti territori come il Piemonte, dove sono consigliere regionale, Pd e Sel governano insieme.
Oggi abbiamo meno alibi di ieri. Lei ha qualche responsabilità in più e per questo vorrei farle notare alcune incongruenze, mi permetta il vendolismo, nella sua “narrazione”.
A proposito di innovazione e conservazione, credo che non ci sia niente di nuovo nel concedere alle imprese sgravi enormi senza distinguo e lasciare invece fuori dalla porta degli 80 euro precari, partite iva e pensionati.
Come avrà capito, non contesto gli 80 euro in quanto tali, ma non condivido il fatto che ne vengano esclusi in tanti e che si trovi la copertura a scapito degli enti locali e delle Regioni, che più dello Stato in questi anni hanno pagato il rientro nei parametri di stabilità.
Come potrà immaginare, sono convinto che la “redistribuzione” sia una delle parole supreme della sinistra e se si volesse andare verso un modello simile a quello auspicato dal compianto Adriano Olivetti, se si decidesse di colpire di più le transazioni finanziarie speculative e i patrimoni accumulati illegalmente, se si scegliesse di condurre una lotta senza quartiere contro le organizzazioni criminali mafiose, noi ci saremmo.
Caro Presidente, se vuole discutere di contratto unico siamo pronti a farlo. Ma, posto che sia il modello migliore, per essere unico dovrebbe sostituire le tante forme di “sfruttamento” legalizzato. Non due o tre ma tutte. Se no che contratto unico è?
Ho tanta voglia di dirle che saremo in ascolto, se vorrà dirci qualcosa sul superamento degli ammortizzatori sociali attuali. Noi le parleremo di reddito di cittadinanza e della riforma dei centri per l’impiego. Lei, se ho capito bene, della “super Aspi”. Ma se crede sia questa la strada, non pensa che stanziare meno soldi di quelli attualmente a bilancio per la cassa integrazione e l’Aspi significhi partire con il piede sbagliato?
Evitiamo la solita retorica “sacconiana” che descrive i miei genitori come dei privilegiati. Credo che il diritto allo sciopero, alla mutua o alla maternità siano la base di tante regole inviolabili. Certo, sono conquiste per le quali qualcuno ha dovuto lottare, come lo è l’Articolo 18; dobbiamo dunque rigettarle perché, come il divorzio e l’aborto, sono conquiste di 40 anni fa? È questo il problema? Non vorrei che qualche neoschiavista o misogino incallito cominciasse a mal interpretare questo strano racconto dell’”invecchiamento dei diritti”, rimettendo in discussione il diritto di voto universale o l’abolizione della schiavitù.
Se vorrà parlare d’innovazione, ricerca e istruzione, saremo in prima fila. Ma anche qui servono, come dice spesso anche Lei, fatti e investimenti. Lo sa che in questo Paese il diritto allo studio è negato a migliaia e migliaia di ragazzi? Mi piacerebbe sentirle dire che la “buona scuola” si ispira alle parole supreme della Costituzione Repubblicana, che ci ricorda che tutti i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i più alti gradi d’istruzione. Per quanto tra qualche anno festeggeremo i 70 anni di quella Carta, spero che lei non voglia derubricare quel “patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano” a un vinile inutile per Spotify…
Caro Presidente, Le rivolgo questa battuta per dirLe che preferirei deponesse le ‘armi di distrazione di massa’. L’abbiamo più volte chiesto al signor Marchionne in questi anni. Per evitare di parlare del fallimento e dei mancati investimenti di Fabbrica Italia, l’attuale Ad di Fiat Chrysler se la prendeva con la politica, con i fannulloni, con la Fiom. Non vorrei che Lei usasse la stessa tecnica retorica.
Se invece mostrasse la medesima determinazione e uguale cinismo contro chi si è arricchito e ha trasferito i suoi soldi nei paradisi fiscali, contro chi ha rubato impunemente, contro chi ha corrotto ed è ancora al suo posto, contro chi ha evaso, devastato e stuprato il nostro territorio, sono certo che non si troverebbe dinnanzi a un prossimo sciopero generale.
Vorrei essere franco con Lei: non Le scrivo tutto questo per trovare il modo di riconciliare le “due piazze” o, ancor peggio, per dirLe che la sinistra è solo una, cioè la nostra. Le scrivo per comunicarLe che, anche se politicamente trarremo solo vantaggi dal puro scontro con Lei, vorremmo evitare che lo “Sblocca Italia”, la legge di stabilità e il Jobs Act vengano approvati così come sono. Non vogliamo assistere a questo triste spettacolo senza che abbia luogo un confronto pubblico sui temi citati. Non posso credere che ogni discussione con Lei finisca con “mi hanno votato alle primarie” o peggio “alle europee” e “quindi cosa volete?”.
Non si tratta di rispondere a me in particolare, o al mio partito, ma ai tanti che in questi mesi le stanno chiedendo un confronto aperto.
Ci deve essere un modo per evitare che l’estensione dei diritti venga sempre raccontata come un’aggressione ai diritti di qualcun altro. I matrimoni omosessuali ledono i diritti di altre famiglie? Lo Ius soli lede i diritti dei cittadini italiani nati da genitori italiani? Immagino e spero mi risponderà di no. Allora perché deve far credere al Paese che l’estensione del diritto al lavoro delle generazioni più giovani abbia come premessa la sottrazione di quel diritto ai loro padri e alle loro madri? Glielo dico francamente: io ho paura che dietro a questa finta contrapposizione non ci sia nessuna idea di giustizia e, purtroppo, nessun avanzamento.
Infine Presidente, lei che alla Leopolda ironicamente sbeffeggia chi non sa vedere il futuro nelle piccole cose, dovrebbe ammettere che i manganelli sugli operai ricordano il nostro passato, peggiore.
Marco Grimaldi
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“80 voglia” è il primo articolo per Huffington Post. Inizia una nuova collaborazione e così un nuovo piccolo impegno per molti di voi. Leggete e mescolate bene tutto. Preparate critiche e suggerimenti a fuoco lento. Like a volontà.
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