Franchising dell’odio.
diritti, Idee, Regione, solidarietà admin 19 novembre 2014George Orwell, in 1984, chiamava la pratica collettiva dell’infierire contro un capro espiatorio “due minuti d’odio”.
A colpi di due minuti d’odio, Salvini e la cosiddetta “destra nazionale” cercano di racimolare qualche oretta di audience sulla pelle della povera gente.
Per il Grande Fratello questa valvola di sfogo serviva a incanalare tutta l’aggressività dei cittadini ed era un modo per demonizzazione “il nemico”, su cui gettare ogni colpa delle difficoltà della vita quotidiana dei meno fortunati.
Ecco, seguendo lo stesso spartito, in questi giorni Forza Nuova a Mirafiori Sud si è mobilitata contro i cosiddetti “insediamenti abusivi” dei Rom, mentre ieri Lega e Fratelli d’Italia si sono presentati all’Ex Moi di via Giordano Bruno, nel quartiere Lingotto Torino, provando a mettere in scena la stessa pantomima dei loro capi, Salvini e Meloni.
Molti fischi, conditi da insulti e qualche spintone, sono il triste resoconto della ‘sceneggiata in franchising’ dei consiglieri di centrodestra. Forse speravano di ricevere un ceffone o di tornare a casa con un parabrezza rotto. Quello sì che fa audience.
Nelle palazzine, costruite per ospitare gli atleti del Villaggio Olimpico e da quasi due anni occupate dai profughi arrivati in Italia a seguito della cosiddetta “emergenza Nordafrica”, era previsto un sopralluogo della Commissione Consiliare di Controllo di Gestione, che all’ultimo momento per fortuna è stato annullato.
Vedete, noi pensiamo che questa “complessità”, figlia di fenomeni migratori che hanno come cause la povertà, la fame, la segregazione, le guerre e la discriminazione, non possa essere scaricata sui Comuni e ancor meno sulle periferie sociali delle nostre metropoli. Tutti insieme possiamo e dobbiamo chiedere all’Europa e al Governo italiano più politiche e più risorse, ma proprio per questo non lasceremo e non scaricheremo mai le difficoltà della crisi sui profughi, sulla popolazione Rom e su tutti quegli immigrati che vivono con noi e spesso più di noi la recessione economica, né su chi ha il difficile compito di governare il territorio.
Anzi, rivolgo un appello a tutto il centrosinistra (a quello che ne resta), soprattutto a chi governa le città di Torino, Milano, Bologna e Roma: non prestiamoci allo stesso gioco anche noi. Non scarichiamo le responsabilità, trovando anche noi dei capri espiatori.
Di più: facciamo proprio il contrario; non lasciamo soli i nostri cittadini, siano essi nati in Italia o in un altro Paese, non abbandoniamo le periferie al loro destino, non lasciamo soli i nostri sindaci e i sindaci non lascino soli gli assessori all’integrazione e gli amministratori che fanno politica nei territori, come dice un mio caro compagno, “a livello marciapiede”.
Marco Grimaldi