I CIE vanno chiusi a partire da Corso Brunelleschi.
diritti, Idee, sinistra TAGS / Brunelleschi, Cie admin 26 febbraio 2015La Commissione parlamentare per i diritti umani, attraverso la voce del presidente Luigi Manconi, si è espressa in modo inequivocabile: i CIE sono “inutili” e vanno chiusi. Alla luce dei numeri dei trattenuti e dei rimpatriati, escludendo coloro per i quali si deve ritenere una effettiva pericolosità, “si potrebbero adottare altri mezzi utili a controllarli fino alla loro espulsione”, ad esempio con l’obbligo di firma. In questo modo i CIE sarebbero ridotti a pochi locali e usati solo per ospitare per qualche notte chi sia in attesa del rimpatrio ormai esecutivo.
La Commissione ha rilevato che “la maggior parte dei CIE funziona a scartamento ridotto e ospita un numero di immigrati ben inferiore alla effettiva capienza”; inoltre anche il numero dei transiti e dei rimpatri è decisamente basso: nel 2014 sono transitati complessivamente nei Cie 4.986 stranieri, di cui 2.771 sono stati effettivamente rimpatriati, mentre nel 2012 i transitati sono stati 7.944 e 4.015 i rimpatriati. Il rapporto fra rimpatriati e trattenuti si aggira attorno al 50%, “mentre i restanti escono senza essere stati identificati e senza aver avuto la possibilità di regolarizzare la posizione”. Sono attualmente cinque i Centri di identificazione ed espulsione in funzione e ospitano 293 persone a fronte di una disponibilità di 753 posti.
Il 16 gennaio il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato ad ampia maggioranza una mozione, proposta da noi, che chiedeva ufficialmente al Governo la chiusura del CIE di Corso Brunelleschi nel più breve tempo possibile. La Giunta si è impegnata a far pervenire questa richiesta formale alle autorità competenti e invitare il Parlamento a prevedere una nuova legislazione che abroghi la legge 189/2002 (legge Bossi-Fini) e sancisca che ogni forma di limitazione della libertà personale degli stranieri deve essere conforme alla riserva di giurisdizione prevista dall’art. 13 della Costituzione.
Chiediamo oggi, alla luce del giudizio della Commissione, al Presidente Chiamparino – anche in qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni – e al Presidente del Consiglio Laus di informarci sullo stato dell’arte dell’interlocuzione con il Governo e con il Parlamento su questo tema che riteniamo fondamentale, poiché ne va – appunto – del rispetto dei diritti umani.
Marco Grimaldi