Saluggia: la scoria infinita

Idee, Regione, sostenibilità admin 19 marzo 2015

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Tratto da il Manifesto di Mauro Ravarino

La mappa passa di mano in mano e resta segre­tis­sima. L’Ispra, che l’aveva rice­vuta da Sogin a ini­zio gen­naio, l’ha con­se­gnata ai mini­steri dell’Ambiente e dello Svi­luppo. Sulla carta sono segnate le aree «poten­zial­mente ido­nee» a ospi­tare il depo­sito nazio­nale delle sco­rie nucleari, che dovrà essere ope­ra­tivo dal 2024. Indi­scre­zioni par­lano di 80 o 90 siti, sparsi in una doz­zina di regioni ita­liane. Intanto, la Sogin, la società di Stato inca­ri­cata del decom­mis­sio­ning degli impianti nucleari su cui pende lo spet­tro del com­mis­sa­ria­mento, cam­bia piano indu­striale e chiede al dica­stero di via Veneto di rad­dop­piare il depo­sito tem­po­ra­neo D2 di Salug­gia, in pro­vin­cia di Ver­celli: il posto più scon­si­gliato per custo­dire mate­riale radioat­tivo, in quanto l’attuale area nucleare si trova in una zona eson­da­bile, ine­di­fi­ca­bile e vul­ne­ra­bile essendo posi­zio­nata nella golena della Dora Bal­tea. Il D2, ora in costru­zione a due cam­pate, ver­rebbe por­tato a quat­tro cam­pate, per un totale di 40 mila metri cubi.

Tutto suc­cede senza il Pro­gramma nazio­nale per la gestione del com­bu­sti­bile esau­rito e dei rifiuti radioat­tivi, che doveva essere defi­nito entro il 31 dicem­bre scorso (decreto legi­sla­tivo 45/2014). Il «piano rego­la­tore» del nucleare pre­ve­de­rebbe un inven­ta­rio sull’ubicazione e la quan­tità di sco­rie. E una discus­sione par­te­ci­pata in base alla Con­ven­zione di Aarhus sul diritto dei cit­ta­dini alla tra­spa­renza delle deci­sioni in mate­ria ambientale.

La sto­ria dell’atomo in Ita­lia è fatta di silenzi, con­trad­di­zioni, ritardi. Le asso­cia­zioni ambien­ta­li­ste — Legam­biente e Pro Natura — invi­tano a dire basta alla costru­zione di nuovi depo­siti «tem­po­ra­nei», uno «spreco di denaro e un alibi per rin­viare l’allontanamento delle sco­rie». Secondo Gian Piero Godio di Legam­biente «se si con­ti­nuano a costruire nuovi depo­siti non andranno più via da siti ini­do­nei, come Salug­gia e Trino Ver­cel­lese, dove ven­gono custo­dite il 96% delle sco­rie di tutto Paese». E aggiunge: «I motivi sono due, o al depo­sito nazio­nale non crede nem­meno la Sogin o si fanno lavori solo per que­stioni di affari».
In ballo c’è anche la rea­liz­za­zione del depo­sito D3 che con­tem­pla l’impianto Cemex (cemen­ta­zione dei rifiuti radioat­tivi liquidi, i più peri­co­losi), il cui appalto è ora com­mis­sa­riato dopo la vicenda tan­genti che ha coin­volto l’azienda Mal­tauro (impe­gnata nei can­tieri dell’Expo) e diri­genti Sogin.
Paola Oli­vero (Pd), capo­gruppo dell’opposizione a Salug­gia, si chiede quale sia il senso dell’ampliamento «se non di spen­dere inu­til­mente soldi pub­blici che i cit­ta­dini pagano nelle bol­lette». I depo­siti tem­po­ra­nei salug­gesi e quello per­ma­nente nazio­nale, dove le sco­rie di Salug­gia dovreb­bero essere suc­ces­si­va­mente allo­cate, «vedreb­bero la luce — spiega Oli­vero — a pochi anni di distanza gli uni dall’altro. E gli attuali lavori del D2 si stanno svol­gendo in assenza di Valu­ta­zione di Impatto Ambien­tale».
Gli ambien­ta­li­sti hanno con­vo­cato un’assemblea sabato a Salug­gia. La pre­oc­cu­pa­zione è che gli attuali siti ita­liani riman­gano depo­siti di se stessi e diven­tino, inol­tre, la tappa ultima delle sco­rie «espa­triate» momen­ta­nea­mente, per il ripro­ces­sa­mento, all’estero. Marco Gri­maldi, capo­gruppo di Sel in Regione Pie­monte, chiede, in un docu­mento inviato al pre­si­dente Chiam­pa­rino e fir­mato anche da Sil­vana Accos­sato e Gio­vanni Cor­gnati del Pd, «di non auto­riz­zare alcun amplia­mento di volu­me­trie a Salug­gia e di rin­no­vare la richie­sta al governo dell’individuazione in tempi rapidi del sito unico nazio­nale». Gri­maldi spiega: «A set­tem­bre il con­si­glio regio­nale ha votato una mozione che invi­tava a cer­care una solu­zione per disim­pe­gnare il sito di Salug­gia, un indi­rizzo in con­tra­sto con il nuovo piano Sogin». Per la com­mis­sione nucleare del comune di Salug­gia l’istanza Sogin è «irricevibile».

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