Ruggine.
brevi, Idee, lavoro, sostenibilità TAGS / ambiente, piattaforme petrolifere, referendum, trivelle admin 18 aprile 2016Cosa cambia dopo la bocciatura del referendum? Niente per l’appunto, le attività di estrazione, già attive entro le 12 miglia dalla costa, potranno tutte continuare fino all’esaurimento del giacimento.
Le leggi inoltre prevedono che spetti alle compagnie petrolifere provvedere all’opera di ripristino ambientale una volta ultimate le attività estrattive. Ma il decommissioning è un’opera lunga, che ha spesso incentivato le società a centellinare l’estrazione di gas e petrolio proprio per non incorrere nell’oneroso compito di dismissione.
Il dato più inquietante è lì, lontano dai nostri occhi. Infatti, delle 88 piattaforme davanti alle nostre coste, 35 non risultano di fatto in funzione, sei sono dichiarate «non operative», 28 sono classificate come «non eroganti», mentre un’altra è di «supporto» a piattaforme «non eroganti».
Come ci ricorda Greenpeace, “circa il 40% delle piattaforme è in mare con l’unico scopo di arrugginirsi, ulteriori 29 producono così poco da essere considerate sempre al di sotto della franchigia (50 mila tonnellate per il petrolio, 80 mila metri cubi standard per il gas) e quindi esentate dal pagamento dei diritti di sfruttamento”.
Queste piattaforme danno pochissimo lavoro e pagano ancor meno tasse.
Perciò è bene dirsi che chi ha sostenuto, come me, le ragioni dei 9 Consigli Regionali ha perso. Ma bisognerebbe chiedersi chi ha veramente vinto e chi brinda oggi.