Torino a pancia vuota.
Idee, lavoro admin 22 luglio 2016Mentre per una settimana giornali e social si sono concentrati su promozione del vegetarianesimo vs orgoglio della costina, principio di precauzione vs ricerca, inquinamento elettromagnetico vs wi-fi libero, vorrei tanto che qualcuno dedicasse al capitolo sul lavoro 1 minuto. Non di più, ve lo assicuro.
Su più di sessanta pagine di programma, la Giunta comunale dedica solo sette righe a questo tema, senza tra l’altro fare delle proposte concrete. Si parla in termini generici di “politiche attive del lavoro finalizzate a favorire l’incontro della domanda e dell’offerta, in particolare attraverso la qualificazione professionale e il supporto o la consulenza. Sarà usato lo strumento dei ‘patti’ finalizzati, per categorie, a rispondere ai bisogni propri di ogni tipo di attività. Tra le azioni principali ci sarà la costituzione di un fondo di 5 milioni di euro nel quinquennio, ricavate dal taglio delle spese per i rapporti di lavoro ex art. 90 e art.110. Verrà avviata un’azione presso le Fondazioni bancarie per chiedere loro di contribuire, ciascuna, col medesimo importo”.
Torino in Comune ha riservato a questo capitolo una riflessione ampia, ricca di proposte, come la richiesta alle partecipate e alle cooperative di applicare in sede di bando l’ex Art. 18 per i licenziamenti dichiarati illegittimi, o l’impegno del Comune per la giusta retribuzione, il rispetto delle cosiddette clausole sociali e l’applicazione del contratto collettivo nazionale e territoriale di maggior favore in vigore per il settore, come richiesto in un recente mozione di accompagnamento alle linee programmatiche della nostra consigliera Eleonora Artesio.
C’è poi il tema delle opportunità di lavoro, che non può essere unicamente declinato con i 5milioni di euro (uno all’anno) per gli ennesimi incentivi alle aziende, che abbiamo visto quanti risultati hanno prodotto in termini occupazionali con il Jobs Act di Renzi.
Infine c’è il tema del lavoro accessorio, che rischia di essere ancora una volta uno dei punti più delicati, assieme al baratto amministrativo, che rivela una scarsa capacità del Movimento 5 Stelle di declinare correttamente il tema del reddito.
Come abbiamo scritto nel programma, “la Torino in Comune che vogliamo rifiuta il lavoro povero e disobbedisce al ribasso dei salari”. Questo ci sembrava il principio fondamentale da cui partire e da cui nascevano le nostre proposte sul salario minimo municipale, l’istituzione di un Comune voucher free e lo stop al finto volontariato, nonché l’idea che il ruolo attivo del Comune nella creazione di lavoro significasse qualcosa di più ambizioso e di segno diverso rispetto agli incentivi alle piccole imprese: un piano straordinario del lavoro, rivolto sopratutto ai giovani disoccupati con bassa scolarizzazione e agli over 50 espulsi dal mercato del lavoro, che prevedesse in particolare interventi di cura e manutenzione del territorio.
Per queste ragioni Torino in Comune, con Eleonora Artesio, presenterà in Consiglio Comunale un’integrazione al programma per colmare questa lacuna così evidente.
Buon lavoro Eleonora, ma soprattutto buon lavoro Torino.