Grimaldi: il Governo cambi idea, la domiciliarità è un livello essenziale d’assistenza
Idee, lavoro, Regione, sanità, solidarietà TAGS / assistenza, lea, non autosufficienza, sanità admin 7 settembre 2016
Ieri ho raccontato in aula la storia di una nonna, anziana malata cronica non autosufficiente, ricoverata in una casa di cura alle porte di Torino. Quando gli operatori sanitari della struttura le hanno comunicato che il periodo di degenza era finito, la famiglia ha mandato una lettera di opposizione alle dimissioni, facendo riferimento alle leggi in vigore che assicurano la presa in carico da parte del Servizio sanitario nazionale senza limiti di durata per le persone malate. Solo così la signora e i suoi familiari hanno ottenuto la continuità terapeutica. Avevano richiesto, fin da quando la nonna era stata male, le cure domiciliari: la presenza di un’operatrice socio-sanitaria alcune volte a settimana, il passaggio periodico del medico, ma soprattutto il rimborso di parte delle spese vive affrontate per accudire la signora a casa. La spesa per l’Asl sarebbe stata di circa 20 euro al giorno. L’Azienda sanitaria, invece di attivare le cure domiciliari, ha risposto all’istanza dei familiari con una lettera: per la signora era pronto il ricovero in Rsa (spesa per la Regione: 50 euro al giorno). Risultato: la paziente è ancora ricoverata da un anno in casa di cura a 150 euro al giorno. Questa storia è una delle tante storie raccolte dal Coordinamento Sanità e Assistenza fra i movimenti di base (CSA). Noi sosteniamo le loro battaglie e insieme a loro ci poniamo alcune domande molto semplici. Dove sono finite le insormontabili difficoltà economiche del bilancio regionale? La carenza di risorse? L’Asl comunica paradossalmente di non avere 20 euro al giorno per le cure domiciliari e nello stesso tempo di averne 50 per quelle residenziali. Ecco di che cosa abbiamo discusso ieri. Il Ministero ha stanziato per tutto il Paese solo 600 milioni di euro, a mala pena sufficienti per le prestazioni a domicilio di medici e infermieri , come se tra una visita e l’altra l’anziano non avesse bisogno di sostegno. Per noi il punto è sempre lo stesso: le prestazioni per i non autosufficienti devono rientrare nei Livelli essenziali di assistenza ed essere coperte dal Servizio sanitario nazionale, non scaricate sulle famiglie o sui Comuni. Bisogna cambiare subito i Lea, perché inguaribile non vuol dire incurabile, perché gli assegni di cura costano anche meno dei ricoveri in ospedale e nelle RSA.