“Il lavoro gratuito vi darà asilo”

diritti, Idee, lavoro, sinistra TAGS / Cie, Immigrazione, lavoro, lavoro povero admin 18 gennaio 2017

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Ho letto che Minniti, dopo la proposta di ampliamento dei CIE, ha rilanciato la “trovata” del prefetto Mario Morcone, e intende imporre il lavoro socialmente utile (cioè il lavoro gratuito obbligatorio), per tutti i richiedenti asilo in attesa dell’esito della domanda. Insomma, davanti ai CIE e a ogni frontiera campeggerà la scritta “il lavoro Gratuito vi darà asilo”.

L’introduzione per legge dell’obbligo del lavoro gratuito, presso enti locali pubblici e varie aziende private, come prerequisito per vedersi riconosciuto lo status di rifugiato, se fosse confermata segnerebbe una svolta epocale.

Sarebbe una modifica radicale della condizione giuridica e sociale del richiedente asilo, che trasformerebbe uno status da riconoscere di diritto, sulla base degli elementi presenti, in status da acquistare con il lavoro gratuito o a paga ridottissima. Si tratterebbe di un terremoto nell’ordinamento vigente, che smantellerebbe dalle fondamenta lo stesso concetto di asilo.

Ma c’è un’altra questione fondamentale, ricordata qualche giorno fa da Marta Fana su Internazionale.

Non bastano gli stage gratuiti, gli accordi di “lavoro volontario”, i bandi per ottenere lavori a pagamento, il volontariato addirittura nelle amministrazioni pubbliche, strette nella morsa del patto di stabilità interno e del blocco del turnover. Non basta il protocollo del gennaio 2015 siglato tra Anci, Ministero del lavoro e associazioni del terzo settore, che “prevede che i soggetti beneficiari di misure di sostegno al reddito possano partecipare ad attività di volontariato a fini di utilità sociale, nell’ambito di progetti realizzati congiuntamente da organizzazioni di terzo settore e da comuni o enti locali”.

A tutto ciò si vuole aggiungere un ennesimo esercito di manodopera gratuita, il cui impiego può arrivare fino a due anni per ogni richiedente. Gli effetti saranno devastanti per tutti i lavoratori, italiani e immigrati, i quali saranno così messi in una competizione sfrenata tra di loro. E tutto ciò naturalmente finirà per abbattere ancor più le condizioni salariali e di lavoro per tutti.

Per me, lo dico con tutta franchezza, questa filosofia ormai dominante va rovesciata completamente, perché se è possibile fare volontariato per svolgere attività utili alla collettività, significa che quei posti di lavoro potrebbero esistere, tuttavia non si è disposti a retribuirli.

Se il posto di lavoro esiste, perché dovrebbe essere svolto gratuitamente, pervertendo l’idea stessa di ‘politica attiva per il lavoro’?

Povertà, disoccupazione e immigrazione sono forse delle colpe per le quali bisogna risarcire la società?

La povertà diffusa in Italia e la crisi occupazionale non sono le piaghe la cui soluzione dovrebbe essere il primo punto dell’agenda politica del Governo?

E ai profughi che fuggono da conflitti e violenze non saremmo tenuti ad accordare accoglienza e integrazione, anziché reclusione forzata e lavoro gratuito?

Se fosse ancora vivo chiederei allo zio di mio padre che cosa avrebbero fatto, lui e migliaia di nostri concittadini, se appena arrivati a Buenos Aires li avessero obbligati a svolgere un lavoro sociale gratuito. Io me lo immagino: probabilmente avrebbero dato fuoco a la Boca.

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