Carcere di Ivrea: Fermiamo la polveriera
diritti, Idee, Regione TAGS / carcere Ivrea, Marco Grimaldi, Radicali Italiani, sovraffollamento admin 23 maggio 2017In questi giorni i giornali hanno sollevato di nuovo il caso del carcere di Ivrea, parlando di una “situazione esplosiva, che da un momento all’altro potrebbe degenerare”.
Dal 2015 è stato un susseguirsi ininterrotto di aggressioni, rivolte, tentati suicidi, richieste di trasferimento. Venerdì scorso due agenti sono stati aggrediti e il giorno dopo vi è stato un tentativo di incendio. L’altro ieri, un’aggressione e un tentativo di suicidio.
Il Capogruppo di SEL Marco Grimaldi ha visitato questo istituto penitenziario di nuovo a gennaio, accompagnato come sempre da Silvja Manzi e Igor Boni dei Radicali Italiani.
“Crediamo che la drammatica situazione in cui versa il carcere di Ivrea imponga un’attenzione e un intervento al massimo livello” – dichiarano il Segretario regionale di Sinistra Italiana Grimaldi e l’esponente dei Radicali Boni. – “Per questo chiediamo al Ministro Orlando di venire di persona a verificare una situazione che non è allarmistico definire esplosiva. I fatti balzati agli onori delle cronache dei giornali non sono infatti che il pixel di una fotografia ben più complessa e cruda”.
Il carcere, che ha come capienza 192 posti ‘regolamentari’, è evidentemente sovraffollato: 244 detenuti di cui 102 stranieri (41,80%). Per quanto riguarda il personale della Casa, delle 220 unità ottimali 183 sono in pianta organica, ma solo 144 sono effettivamente a disposizione della Direttrice.
Negli ultimi mesi, all’aumento delle presenze si è sommato l’arrivo di diversi casi di detenuti trasferiti da altri istituti, per lo più a causa di sanzioni disciplinari. Questa delicata situazione si scontra con la carenza di organico e con gli scarsi strumenti che la struttura ha a disposizione. Una gestione meno conflittuale e più promiscua dei detenuti avrebbe bisogno di aree comuni e, da subito, di un impianto di videosorveglianza che consentirebbe agli agenti un minor carico di lavoro (costerebbe solo 40mila euro).
A gennaio gli operatori sanitari e del Sert dissero alla delegazione che dei 244 detenuti ben 240 facevano uso di psicofarmaci, dai semplici analgesici a terapie più importanti. Mentre una guardia medica è presente h 24, per contro lo psicologo è attivo solo 24 ore al mese e lo psichiatra 2 ore a settimana. Vi sono inoltre 64 tossicodipendenti, tutti in terapia di mantenimento (a lievi dosi scalari). Inoltre, vi è una sostanziale assenza di attività ricreative, di studio o lavorative (solo 80 detenuti hanno la possibilità di svolgere un lavoro). Chiaramente tutto ciò richiederebbe ben altro investimento da parte delle istituzioni locali e del Governo.
“Il nostro viaggio ‘Codice a sbarre’ nei meandri delle carceri piemontesi ci ha mostrato che la vicenda di Ivrea è una delle più emblematiche” – proseguono Grimaldi e Boni – “Il punto non è trovare un capro espiatorio. Sovraffollamento, mancanza di personale e, soprattutto, assenza di alternative vere alla reclusione tout court, non possono che essere fonte di disagio e tensioni. Evidentemente la vita in questo istituto è insostenibile per detenuti e operatori. Oltretutto, se vi sono o vi sono stati abusi – come alcuni carcerati denunciano –, c’è da sperare che la procura li porti alla luce al più presto. Di sicuro la polveriera di Ivrea va fermata”.