Casa di reclusione di Asti: Il carcere sia parte della città, l’appello di SEL e Radicali Italiani ai candidati sindaci
diritti, Idee, Regione TAGS / asti, carcere admin 15 maggio 2017Oggi il Capogruppo di SEL Marco Grimaldi si è recato, insieme ai due esponenti dei Radicali Italiani Silvja Manzi e Igor Boni, in visita alla Casa di reclusione di Asti.
Sono stati accolti dalla Direttrice Elena Lombardi Vallauri. Attualmente sono presenti nell’istituto 240 detenuti circa, su una capienza di 207. Il personale effettivo è di meno di 80 unità fisse, a fronte di una dotazione prevista di 217 agenti di polizia penitenziaria. Ci sono poi sei educatori.
La delegazione si è fermata diverse ore nella struttura, visitando le sezioni, i laboratori e i camminamenti, e trattenendosi a parlare con i detenuti e con gli agenti. Anche se l’edificio non presenta i livelli di fatiscenza riscontrati in altre strutture regionali, vi sono gravi problemi derivanti da infiltrazioni e dal mancato rifacimento del tetto.
La Casa di reclusione di Asti è uno degli ultimi istituti in cui prevale un regime di massima sicurezza e di gestione non dinamica, con celle chiuse per la gran parte della giornata.
Inoltre, il sovraffollamento evidente che fa sì che molti detenuti debbano condividere celle che sarebbero da una persona, il che ha provocato un ricorso collettivo per chiedere una perizia sull’effettiva metratura delle stanze che, se risultasse minore dei tre metri quadri, potrebbe giustificare una riduzione del numero dei detenuti nell’istituto o uno sconto di pena di 36 giorni l’anno.
Emerge inoltre una difficile gestione dell’accoglienza. Sono assenti mezzi pubblici e una sala d’aspetto adeguata; inoltre, per visite di famiglie che vengono una volta al mese da altre regioni con bambini al seguito e si trattengono per più ore, si dovrebbero prevedere spazi idonei all’attività ludica dei bimbi e all’accoglienza in generale.
I laboratori rappresentano invece esperienze uniche e straordinarie. La digitalizzazione degli archivi cartacei del Comune di Asti è un’attività di grande importanza, che andrebbe potenziata e retribuita come un vero lavoro (da giugno a oggi più di 30mila documenti sono stati scansionati, restaurati e archiviati). Sono più di 80 i posti di lavoro a rotazione nella struttura. Tuttavia l’istituto necessita di un ampliamento dei corsi di formazione universitaria e superiore, come l’alberghiero, di cui la Direzione ha più volte fatto richiesta, e dell’aumento di attività imprenditoriali anche dall’esterno, che possano includere il maggior numero di detenuti.
“Pensiamo sia ineludibile che in ogni piano le porte vengano tenute aperte il più possibile, per andare verso una gestione che responsabilizzi i detenuti ed eserciti meno pressione sugli agenti” – dichiarano i membri della delegazione. – “Ci rendiamo conto delle particolarità del regime di detenzione, pertanto la condizione per raggiungere l’obiettivo non può che essere un maggior numero di agenti, i quali non possono essere sostituiti in toto dalle telecamere. Vista la conformazione del carcere e l’impossibilità nella gran parte delle celle di aprire le finestre, bloccate dai letti a castello, bisognerebbe arrivare ad avere un solo detenuto per cella. Perciò una perizia del tribunale sarebbe opportuna. Facciamo appello ai candidati alla carica di Sindaco di Asti affinché si impegnino a non abbandonare l’istituto a se stesso e lasciarlo privo di servizi importanti, come oggi purtroppo accade”.