Ricerca precaria. Grimaldi e Fratoianni (Liberi e Uguali): La storia di Laura è la storia di troppi. Serve un piano quinquennale per il reclutamento di 30.000 nuovi ricercatori.
cultura, diritti, Idee, istruzione, Regione, sinistra TAGS / ricerca, ricerca precaria admin 7 febbraio 2018
Oggi: Laura, dopo quindici anni di ricerca contro i tumori con borse di studio e assegni di ricerca, a 40 anni dovrà lasciare l’Università per esaurimento dei fondi. Il suo capo le ha fatto aprire una partita Iva, perché era l’unica chance per continuare a essere pagata, ma da fine mese non ci sarà più nemmeno questa opzione.
Sarà un caso isolato…
Giugno 2017: Barbara, 37 anni, laurea e dottorato in Agraria, dal 2010 assegnista di ricerca e poi titolare di borsa di studio, lasciata a casa dopo aver comunicato al dipartimento di essere incinta.
Sarà un caso isolato…
Luglio 2017: Massimo, 39 anni, storico dell’Integrazione europea con numerose pubblicazioni, dopo anni di precariato, contratti d’insegnamento e collaborazioni, di fronte all’assenza di prospettive lascia l’Università per non sottoporre più la famiglia a innumerevoli sacrifici e se stesso a molta umiliazione.
Sarà un caso isolato…
Ancora giugno 2017, Bologna: dopo circa dieci anni di ricerca, duecento ricercatori dell’Alma Mater beneficiari di assegni fuori dall’Università entro il 2018.
Forse non è un caso isolato…
Gli Atenei spesso non bandiscono concorsi per i ricercatori, quando ciò avviene solo una piccola percentuale dei precari viene stabilizzata. E dalla legge Gelmini in avanti gli assegni non sono rinnovabili oltre i sei anni. La precarietà dilaga, assieme alla rottamazione sistematica di alcune generazioni di cervelli. Negli ospedali, dove c’è un sistema misto tra Aziende sanitarie e Atenei, si fanno largo addirittura le finte partite Iva – come denuncia il Coordinamento Precari di Unito riferendosi al caso di Laura.
In dieci anni abbiamo assistito al continuo sotto-finanziamento dell’università e della ricerca in Italia. Il taglio di 1 miliardo del Fondo di finanziamento ordinario dal 2008 a oggi e il blocco del turn over hanno prodotto conseguenze concrete: il penultimo posto dell’Italia in Europa per numero di laureati; il crollo del numero di docenti di ruolo (-20% dal 2008 a oggi); l’impennata della precarizzazione dei ricercatori, con l’espulsione di 97 ricercatori precari su 100 dal 2008 a oggi.
Perciò, cari Ministri e rappresentanti delle istituzioni, prima di affrettarvi a dare la solidarietà a Laura, chiedetevi che fine ha fatto Barbara. Scoprirete che non è mai tornata sul suo precedente luogo di lavoro.
Un ripensamento radicale del “pre-ruolo”, ossia una semplificazione dell’attuale giungla di figure e contratti precari all’università, e un piano quinquennale di nuove assunzioni, con un programma di reclutamento continuo e pianificato, di almeno 20.000 nuovi ricercatori negli atenei e 10.000 negli enti di ricerca pubblica. Questa è la nostra proposta.
Non ci sono altre vie per evitare l’espulsione strutturale di energie, risorse, passione intellettuale, slancio culturale, che il nostro Paese da anni sta perpetrando ai danni di tante e tanti e di se stesso.
Marco Grimaldi e Nicola Fratoianni