Carcere di Torino: Continua il viaggio di “Codice a sbarre”, promosso da Sinistra Italiana-LeU e Radicali Italiani
diritti, Idee, Regione admin 25 maggio 2018Questa mattina la delegazione composta dal consigliere di Liberi e Uguali Marco Grimaldi e dall’esponente dei Radicali Italiani Igor Boni ha effettuato un sopralluogo alla Casa Circondariale Lorusso – Cutugno di Torino e contestualmente partecipato alla celebrazione annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria che si svolgeva presso la struttura.
In tale occasione il Direttore Minervini ha fornito importanti dati e fatto valutazioni critiche, denunciando in particolare “la visione carcerocentrica in contrasto con la Costituzione” delle attuali proposte sul sistema carcerario, la mancata approvazione della riforma in materia e “l’inumano sovraffollamento” delle strutture penitenziarie, benché il cambiamento avviato nel 2013 dopo le condanne della Corte di Strasburgo avesse prodotto buoni risultati.
Al carcere delle Vallette – la struttura più complessa d’Italia, con tutti i circuiti tranne il 41bis – i detenuti hanno infatti superato in modo stabile le 1400 unità (erano meno di 1300 al 30 gennaio 2017), a fronte di un personale di 871 unità, di cui solo 735 in servizio. Vi sono poi 11 educatori (-1 su 100 detenuti). Nonostante ciò, il direttore ha riferito di 19 tentativi di suicidio sventati e nessun episodio eterolesivo grave nell’ultimo anno.
A scapito delle difficoltà, la gestione della Casa circondariale sta sperimentando un modello dinamico, al fine di presidiare le sezioni che ospitano detenuti pericolosi, ma anche di garantire le attività di recupero in cui i detenuti sono coinvolti. Tuttavia in alcune sezioni, in particolare quella di alta sicurezza, si è dovuto tornare alla chiusura serale e notturna delle celle.
Lo scorso anno un aumento dei fondi ha potenziato i progetti di lavoro nel penitenziario, che però quest’anno hanno subito tagli perché i fondi riconfermati dovranno coprire i 12 mesi. Grazie a un finanziamento di 100mila euro della Compagnia di San Paolo è partito il “Progetto Lei” di sartoria per detenute. Vi è poi il lavoro esterno in semilibertà, con più di 100 detenuti inseriti, di cui 30 in lavori di utilità sociale per il verde pubblico con un progetto del Comune di Torino. Inoltre i detenuti della Casa Circondariale portano avanti la cooperativa Libera Mensa al’ interno del carcere e il progetto di riapertura del bar del Palagiustizia.
Subito dopo la convalida dell’arresto, i detenuti sono inseriti in un’attività scolastica che include un incontro mensile con i Garanti, ed esiste inoltre un percorso di formazione professionale certificato dalla Regione. Ha avuto poi luogo una modernizzazione delle biblioteche dell’istituto, oggi cinque (una per padiglione) ampliate nelle dimensioni. Per i detenuti di fede islamica viene organizzata la preghiera collettiva ogni venerdì con imam accreditati dal Ministero.
Il servizio Asl viene garantito con il supporto di Compagnia di San paolo e Farmaonlus e 65mila euro sono stati investiti in protesi dentarie. Molti detenuti denunciano tuttavia una carenza di assistenza medica, con alcune situazioni di grave incuria.
Nel corso della visita di alcuni settori della Casa Circondariale, la delegazione ha potuto constatare le condizioni fatiscenti della struttura, con perdite e infiltrazioni di dimensioni cospicue in tutte le docce, nei corridoi di passaggio e nelle celle stesse, tanto che dall’esterno dell’edificio è possibile vedere vere e proprie “stalattiti” di calcare.
“Siamo alle Vallette, ma abbiamo attraversato un corridoio chiamato ‘corso Francia’, che dall’86 collega i vari blocchi e dalla sua inaugurazione presenta infiltrazioni d’acqua che lo rendono simile ai locali doccia, ovunque pieni di muffa e alghe” – dichiarano Grimaldi e Boni. – “Purtroppo non è la prima volta che denunciamo le condizioni di fatiscenza del blocco A e delle docce, in particolare nel settore femminile”.
Dei più di 1400 detenuti, poco meno della metà è in attesa di giudizio. Troppe sono le misure di custodia cautelare, troppo poche le opportunità di reinserimento.
In un Paese in cui si dovrebbe sempre di più parlare di sovraffollamento delle carceri, della mancanza di operatori ed educatori, di pene e misure alternative, il Governo nascente prospetta l’ennesima deriva carcerocentrica, come denunciato esplicitamente oggi anche dal direttore di Torino”.