Ascoltiamo il grido di aiuto di cultura e freelance
cultura, lavoro, Regione admin 19 maggio 20205 marzo 2020
Già la scorsa settimana il mondo della cultura, dello spettacolo e dell’intrattenimento ha chiesto di rimettere il prima possibile al centro delle politiche del territorio la cultura e la creatività, quali motori di sviluppo economico e promozione sociale e di porre rimedio al sentimento di abbandono che accomuna gli attori di quel comparto. Il grido di aiuto è arrivato senza polemica ma forte e chiaro.
La straordinaria situazione che stiamo vivendo amplifica lo stato di sofferenza di un numero enorme di persone la cui vita ordinaria è già, per svariati motivi, appesa a un filo: da chi non può avere distacchi familiari, a chi è una partita iva, a chi non ha nonni e non può pagarsi baby sitter, per non parlare del mondo della cultura – questa sconosciuta alle istituzioni, che pensano che le città non abbiano altra strada che diventare dei grandi palchi live per poi essere dimenticate.
Forse non ci rendiamo conto che il settore della cultura e del tempo libero sta vivendo una situazione drammatica e che non ha più le risorse per ‘autosostenersi’. Non parlo di eventi, ma di luoghi di cultura che generano creatività diffusa, con ricadute economiche e occupazionali. In questa situazione emerge tutta l’arretratezza di un Paese che non ha ancora previsto ammortizzatori sociali veri per i freelance, le partire Iva, il lavoro discontinuo, su cui molto spesso si reggono queste e tantissime altre attività. È quel mondo che per anni abbiamo spinto all’autosostentamento, tagliando loro i contributi e ora?
Si è già verificata una cospicua perdita di reddito, condannata ad aumentare nei mesi a venire, perché questa fascia di lavoratori (grafici, formatori, ricercatori, consulenti, interpreti, traduttori, ecc.) sta vedendo e vedrà cancellati e sospesi commesse e incarichi.
Ecco perché Governo, Regione e Comuni devono attivare subito misure di sostegno, ammortizzatori sociali e provvedimenti finanziari per azzerare tutti gli adempimenti fiscali. Nell’immediato, per aiutare queste realtà potrebbe essere utile erogare i contributi già stanziati, scontare utenze, applicare la moratoria agli affitti degli stabili in convenzione. E, ancora, occorre riconoscere la cassa integrazione anche per piccole entità come i luoghi dello spettacolo dal vivo. È una fase di emergenza, che sta facendo emergere la devastante precarietà in cui intere generazioni sono state condannate a vivere.