RSA lasciate sole. L’Unità di crisi elabori linee di indirizzo.
diritti, Regione, sanità admin 19 maggio 202026 marzo 2020
Come gestiamo a livello territoriale i servizi per i più fragili? I senza tetto, le donne vittima di violenza, le persone sole, quelle con problemi psichiatrici? In quanti sono morti nelle case di riposo, divenute delle vere e proprie bombe a orologeria? Servono controlli a tappeto a tutto il personale delle RSA e agli utenti e strutture vuote da adibire all’accoglienza, lo diciamo da settimane senza sollevare polemiche ma con continue segnalazioni. Eppure oggi abbiamo assistito a una Commissione disastrosa, in cui l’Assessora Caucino ha dimostrato di non sapere nulla sui tamponi e ha affermato di essere ignorata da colleghi e dirigenti, che nessuno del suo assessorato fa parte di in un’unità di crisi e che ogni RSA viene seguita dalla sua Asl di riferimento, senza un protocollo o un coordinamento.
E’ ciò che oggi ho dichiarato insieme ai Capigruppo delle opposizioni regionali di PD, M5S, Moderati e Lista Monviso.
Nelle RSA servono tamponi e monitoraggio, bisogna garantire la sicurezza assistenziali, ma ora che la situazione è degenerata c’è bisogno anche di saturimentri (pulsossimetri) per rilevare saturazione di ossigeni nel sangue e frequenza cardiaca.
Sono tantissimi infatti gli anziani positivi al Covid-19 ospiti di strutture dislocate sull’intero territorio. Sempre di più, purtroppo i decessi. Una situazione drammatica.
Siamo di fronte a situazioni di estrema fragilità. L’unità di crisi deve proporre linee guida specifiche anche per queste situazioni. Nel pieno dell’emergenza Coronavirus le strutture che ospitano anziani rischiano di pagare un prezzo altissimo, soprattutto se non verranno costantemente controllati visitatori e personale dipendente, dagli operatori socio sanitari agli infermieri e medici che quotidianamente sono in contatto con gli ospiti.
Chiediamo di rivedere le due Dgr della scorsa settimana con cui la Regione ha chiesto alle RSA di prepararsi a ricevere casi Covid o pazienti dimessi – senza tampone – da ospedali dove ci sono casi e, al contempo di abbassare gli standard del personale, per liberare infermieri per l’acuzie. Così non è possibile lavorare.