Verità e giustizia per i morti nelle RSA.
Regione, sanità admin 19 maggio 20208 maggio 2020
Mentre la Giunta regionale si adoperava nella “caccia al runner”, il virus silenzioso si preparava alla strage nelle RSA. Per questo motivo come opposizioni chiederemo, già nel prossimo Consiglio regionale, l’istituzione di una commissione di inchiesta.
C’è una lettera della ASLTO3 che permette ai malati Covid di rientrare nelle RSA senza attendere la certificazione della guarigione, ovvero il tampone negativo. Nella lettera, intestata “Regione Piemonte”, si legge tra l’altro della possibilità di accogliere nuovi ospiti senza obbligo di tampone e, soprattutto, con blande misure di sicurezza: stanza singola e misurazione della temperatura. La lettera della ASLTO3 certifica quello che diciamo da settimane: la sanità piemontese, per motivi organizzativi e per scelte sbagliate, non è stata in grado di tutelare i più deboli e chi ha continuato a lavorare per noi durante il lockdown. Da quanto abbiamo appreso questa lettera sarebbe datata 4 aprile, circostanza che aggraverebbe le responsabilità, in quella data si conosceva l’elevata contagiosità e la pericolosità del virus, specie nei soggetti più deboli.
Da un mese chiediamo verità e giustizia per i morti nelle RSA. Vogliamo sapere dove finivano i malati non autosufficienti dimessi dagli ospedali dal 20 Febbraio in poi. Da più di un mese le risposte degli Assessori alla Sanità e al Welfare, Luigi Icardi e Chiara Caucino, sono state prima evasive poi tranquillizzanti – “nessun malato Covid poteva entrare nelle RSA”, “esiste un piano alberghi” – eppure nelle Case di riposo continuavano ad ammalarsi e morire.
A questo punto chiediamo se la Giunta fosse a conoscenza della lettera, se ritiene ve ne siano altre con le stesse istruzioni, se ritiene corrette le indicazioni contenute indicazioni e se queste sono figlie delle direttive regionali. Vi sono indagini aperte da varie procure piemontesi, con ipotesi di reato che vanno da omicidio colposo a epidemia colposa e omicidio plurimo per i morti nelle RSA. Non spetta a noi fare ipotesi di reato, tanto meno sostituirci al ruolo degli inquirenti; ciò che abbiamo il diritto di sapere è quali siano state le direttive emanate e ciò che non ha funzionato.
Soprattutto vogliamo fermare quelle pratiche che potrebbero ancora rivelarsi pericolose e riteniamo basti quella lettera perché si giunga alla richiesta di una Commissione d’inchiesta depositata dalle opposizioni per andare andare in fondo alla questione: per i malati e i morti nelle RSA, e per le loro famiglie.