Aree dismesse ai creativi.
Idee admin 11 giugno 2012Aree dismesse ai creativi per una Macao torinese.
Il Comune affiderà temporaneamente gli spazi da riqualificare.
Ora c’è qualcosa di più. E di diverso. Mentre Milano conosceva l’esperienza di Macao – il collettivo culturale e artistico che il 5 maggio scorso ha occupato la torre Galfa, un palazzone di 31 piani a due passi dalla stazione Centrale per farne un centro per le arti aperto a tutti – Torino provava a elaborare un modello «istituzionale». Il modello ora è scritto nero su bianco in una mozione che il consigliere comunale di Sel Marco Grimaldi ha depositato in aula e che l’assessore all’Urbanistica Ilda Curti è pronta a fare propria. Il concetto è semplice: la città è densa di zone dismesse in attesa di essere riqualificate. Perché lasciarle andare alla deriva? Perché non trovare un utilizzo temporaneo, trasformarle in centri per la creatività e l’arte? In fondo è già successo, ed è stata – ad esempio – l’operazione che ha permesso di salvare le Ogr, che altrimenti (forse) sarebbero state abbattute. «Si tratta di progettare l’attesa», spiega Grimaldi, «animando e rigenerando aree e luoghi evitando che diventino vuoti urbani, aree dismesse o degradate e luoghi di conflitto sociale. E questo può avvenire, anche temporaneamente, attraverso la mobilitazione di progettualità, idee». L’idea è stata ripresa nelle linee d’indirizzo sull’urbanistica presentate dall’assessore Curti a inizio mandato, là dove si tratteggia l’ipotesi di una nuova pratica di utilizzo temporaneo di alcune aree o immobili che non hanno ancora una destinazione d’uso definitiva. E presto il Comune avvierà una ricognizione di tutti gli immobili – a partire da quelli pubblici ma senza tralasciare gli stabili privati – non utilizzati e in attesa di una vocazione. A quel punto associazioni e gruppi dovranno farsi avanti. Con una clausola: «Non significa riempire vuoti a caso né ricavare spazi per singole associazioni», dice Curti. «Il senso è costruire esperienze come via Foggia, che ha acceso i riflettori su un’area e dato vita a un progetto di alto valore artistico». La mozione firmata da Grimaldi, infatti, prevede bandi, evidenze pubbliche e concorsi rivolti principalmente a giovani professionisti, designer, architetti, artisti e creativi.
Del resto il Nord Europa è costellato di simili esperienze: esempi di rigenerazione urbana che si riverbera su aree in attesa di riqualificazione. E a Torino non mancano certo zone che ben si adatterebbero: le arcate dell’ex Moi, Torino Esposizioni, i volumi vuoti di Parco Dora e Spina 3, l’ex caserma dei Vigili del Fuoco in corso Regina Margherita: «Esempi di patrimonio pubblico che non viene valorizzato quanto si potrebbe che potrebbe essere intercettato da vocazioni temporanee che ne valorizzerebbero l’uso». Ma in centro, in San Salvario e Vanchiglia si ragiona anche sull’uso temporaneo di negozi chiusi e in attesa di riapertura.
In via Foggia ha funzionato: i privati hanno partecipato al progetto di valorizzazione temporanea; e l’area, anziché lasciata al degrado, ha ospitato 40 street artist italiani e internazionali grazie al progetto Sub Urb Art.
Tratto da La Stampa, di Andrea Rossi
Le foto sono di mattiaboero.net, spaziotorino.it/scatto, Urbe – Rigenerazione Urbana.
L’iniziativa sopraccitata è stata realizzata in via Foggia 28 a Torino, dall’associazione Urbe – Rigenerazione Urbana e affiancata da molte realtà artistiche e associative. All’interno inoltre, la fabbrica ha destinato alcuni spazi al progetto artistico Fart – Fare Arte a ogni costo, finalizzato a dare accoglienza e spazi di espressione a giovani artisti privi di visibilità nei consueti spazi espositivi della città. Quella che un tempo era la fabbrica Aspira, nell’estate dello scorso anno (2011), è diventata un casa d’arte composta da una serie di stanze labirintiche colorate dove poter ascoltare musica, dipingere, vedere alberi di parole crescere sulle pareti (Opiemme) e spaventose meduse incorniciare porte cadenti (Truly Design). Questa mozione e queste linee d’indirizzo sono dedicate a loro e a tutti quelli che hanno cambiato e ripensato la città, l’hanno tenuta accesa nei suoi angoli più bui anche quando i riflettori erano spenti, a chi generosamente “Disegna Torino” ogni giorno, a chi come Italo Calvino pensa che “Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”…