il trentennale dell’uccisione di Bruno Caccia diventi un’occasione per avvicinarsi alla verità.
Idee admin 22 gennaio 2013
A Palazzo Civico, nella seduta di oggi della Commissione consiliare speciale per la promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi, su invito della Commissione, è intervenuta Paola Caccia, figlia del magistrato Bruno Caccia, ucciso a Torino il 26 giugno 1983 dalla ’ndrangheta. Nel corso della seduta, la Commissione ha manifestato la volontà di celebrare in Sala Rossa la figura del magistrato piemontese, nel trentennale dell’assassinio.
La figlia Paola Caccia, onorata per l’invito e per la volontà di celebrare in città la memoria del padre, ha consegnato alla Commissione una memoria, scritta ieri sera insieme ai fratelli Guido e Cristina:
“A trent’anni dalla morte di nostro padre, siamo profondamente grati a tutti coloro che vorranno ricordarlo con eventi e iniziative che ne onorano la memoria e che ci fanno un grande piacere.
In tutti questi anni, nelle periodiche ricorrenze e non solo, abbiamo sentito sempre forte e presente il ricordo e l’affetto delle Istituzioni cittadine. Abbiamo apprezzato lo sforzo continuo dell’associazione Libera, che è riuscita a tener viva la scintilla dell’interesse e della partecipazione, anche e soprattutto tra i giovani.
Non possiamo però nell’occasione tacere ciò che purtroppo ancora ci cruccia.
A fronte degli esiti processuali che risalgono ormai a molti anni fa, sentiamo tuttora il disagio per qualcosa che non ci pare ancora del tutto chiarito. Le recenti cronache del processo Minotauro avallano in qualche modo i nostri dubbi, mettendo in luce un percorso della malavita organizzata che dai fatti di oggi si può far risalire fino ad allora.
Proprio in quest’ottica, la sentenza definitiva ci pare a tutti gli effetti una verità parziale.
Ci piacerebbe perciò che la ricorrenza di quest’anno diventasse occasione e stimolo per uno sforzo corale teso ad avvicinarsi maggiormente alla Verità, partendo dal presupposto che l’omicidio di nostro padre non fu certo un fatto isolato nella storia cittadina.
Questa memoria “fattiva” sarebbe secondo noi un degno coronamento delle commemorazione del suo sacrificio”.
Firmato:
Guido, Paola e Cristina Caccia
UFFICIO STAMPA, Comune di Torino