Inceneritore, il 10 luglio 26 ore di paura.
Idee admin 24 luglio 201324 Luglio – Sopralluogo delle commissioni Ambiente e Sanità, questa mattina, presso l’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti del Gerbido, presiedute da Marco Grimaldi e Lucia Centillo.
Motivo dell’incontro, l’approfondimento della situazione che ha portato due volte al blocco dell’impianto durante l’esercizio provvisorio e conoscere la situazione attuale.I tecnici di TRM che hanno accolto i consiglieri, hanno spiegato come la fase di esercizio provvisorio, cominciata nel maggio scorso, dovrà durare fino all’entrata a regime, prevista per il 30 aprile 2014. In una prima fase, il 19 aprile è stata avviata la linea 1 e sono state bruciate circa 4mila tonnellate di rifiuti solidi urbani mentre dal 22 maggio è stata avviata anche la linea 2 che lavorando per due settimane ha bruciato circa 3mila tonnellate di rifiuti.Questa prima fase è stata sospesa nel mese di giugno per dare modo di effettuare i controlli previsti dal Piano di sorveglianza sanitaria della Provincia sui possibili effetti dei ‘fumi’ sui cittadini.
Una volta fatte ripartire le due linee, in due occasioni il sistema di monitoraggio delle emissioni (SME), registrando picchi di concentrazione superiore ai limiti fissati dall’Autorizzazione Integrata Ambientale, ha portato allo spegnimento dell’impianto.Le successive ispezioni hanno consentito ai tecnici di TRM di valutare che il problema era legato al malfunzionamento dei bypass che devono entrare in funzione solo nel caso di temperature eccessive, per evitare di bruciare il filtro dei fumi della combustione dei rifiuti. Attualmente, hanno spiegato infine i tecnici, l’impianto è, ancora, precauzionalmente fermo in attesa di ulteriori analisi della Provincia.Nel frattempo è stato adottato un primo provvedimento: in considerazione dell’appurato loro malfunzionamento, i bypass sono stati chiusi per evitare il ripetersi di incidenti anche in considerazione della constatazione che il filtri sono stati progettati per resistere a temperature superiori a quelle progettuali.“Abbiamo deciso per un intervento che salvaguardi l’ambiente e le persone – ha dichiarato il presidente di TRM Bruno Torresin – i bypass in funzione rischiavano di scaricare fumi nell’atmosfera”. “La loro chiusura garantisce che questo non avvenga e se anche la proprietà sarà costretta ad aumentare la spesa per sostituire qualche filtro in più del previsto – ha concluso – sarà comunque il male minore e verrà salvaguardata la salute dei cittadini”.Al termine del sopralluogo anche i due presidenti di commissione presenti, Lucia Centillo e Marco Grimaldi hanno sottolineato l’importanza dei controlli sull’impianto del Gerbido: “Auspichiamo che la città, in primo luogo il sindaco e la Giunta, intensifichino i controlli e la rendicontazione delle operazioni di avviamento dell’impianto per garantire la sicurezza e la qualità della vita dei nostri concittadini e dell’ambiente”.
Ufficio Stampa, Città Agorà
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Articolo tratto da la Repubblica di Torino, di Gabriele Guccione.
Intoppo rintracciato. Tanto che si prevede di ripartire a bruciare rifiuti dall’inizio della prossima settimana. Il fumo denso, carico di polveri che ha fatto scattare due settimane fa il blocco dell’inceneritore è stato causato da una “perdita” di polveri, che – si pensa per un difetto di fabbricazione – sono finite per sbaglio nel camino prima di passare attraverso gli ultimi due filtri, quelli contro le polveri sottili e l’ossido di azoto.
“Non c’è stato un impatto ambientale”, rassicura l’ingegnere Giusi Di Bartolo di Trm. “Nessuno vuole negare che ci siano stati degli sforamenti dei limiti – dice – ma la situazione è sotto controllo”. Il guasto al bypass che precede il filtro a maniche di goretex (quello che serve ad abbattere pm10 e 2,5) dovrebbe essere stato risolto, sostengono dalla società che gestisce l’impianto del Gerbido, dove ieri si sono recati per un sopralluogo i consiglieri comunali delle due commissioni Ambiente e Sanità presiedute da Marco Grimaldi e Lucia Centillo, i quali hanno fatto notare l’assenza dell’assessore Enzo Lavolta, e le mancate comunicazioni ufficiali da parte del Comune sull’incidente.
Emissioni troppo alte. I misuratori hanno registrato quel giorno - il 10 luglio alle 17 circa - livelli eccessivi di polveri, che hanno messo in allarme per 26 ore i tecnici di Trm alla ricerca del possibile guasto. “Entro otto ore abbiamo comunicato la situazione a Provincia e Arpa e bloccato l’impianto - racconta Di Bartolo - Quando l’abbiamo aperto si è visto che per un difetto di fabbricazione il bypass non teneva”. Si tratta del canale alternativo che in caso di incendio dovrebbe portare direttamente al camino il fumo rovente senza passare dai filtri, i quali altrimenti prenderebbero fuoco. Trm ha deciso di rimediare al problema (oltre che chiedendo a chi ha fatto i lavori di risarcire il danno) tappando la valvola di sfogo con due lastre di acciaio saldate tra loro, che non consentiranno più al fumo di passare. “Il costruttore ha garantito il filtro a maniche per temperature superiori a quelli previste dal progetto iniziale - dichiara il presidente Bruno Torresin - e così abbiamo deciso di dare la priorità all’aspetto ambientale, rinunciando alla valvola che ci salvaguardava dal rischio incendi e permetteva una durata maggiore dei filtri”. Che andranno cambiati più spesso, e costano 800mila euro l’uno.
Chili di polveri sono state disperse durante le 26 ore del guasto, per la precisione 37,13, quando a pieno regime (con tutte e tre le linee funzionanti, non solo una) l’inceneritore sarebbe autorizzato a emetterne 32,5. Senza contare quelle rimaste nelle tubazioni, che i tecnici di Trm hanno dovuto aprire per la bonifica, e che sono cadute anche all’interno della struttura, dove sono state raccolte in sacchi. “Le criticità ci sono e non le neghiamo, ma sono situazioni che possono verificarsi in fase di rodaggio”, nota Di Bartolo. È il secondo incidente da quando ad aprile è iniziato il rodaggio dell’impianto: il 3 maggio un blackout provocato da alcune infiltrazioni d’acqua aveva richiesto lo spegnimento dell’impianto. Procedura complessa. Che, secondo l’Arpa che ha segnalato in Procura l’accaduto, su cui indaga il pm Stefano Demontis, non sarebbe stata corretta e immediata. “Se avessimo bloccato subito l’immissione dei rifiuti nella linea si sarebbe incendiata la tramoggia, con danni ben più gravi”, spiega Torresin. “Non crediamo abbia avuto ripercussioni ambientali considerevoli” ha sostenuto il tecnico dell’Arpa intervenuto ieri. E sull’ultimo blocco: “Stiamo valutando se ci sono state delle irregolarità, se le riscontreremo le segnaleremo all’autorità giudiziaria”. Ci si prepara intanto alla riaccensione.