Emergenza abitativa a Torino: arriva il fondo #salvasfratti
Idee admin 16 novembre 2013Torino: 3600 sfratti l’anno, più di 1000 esecutivi. Solo un terzo di questi riescono a ricevere la casa popolare grazie alla Commissione Emergenza Abitativa della quale faccio parte. Altri ricevono il sostegno di Locare (più di 300), altri ancora trovano le risposte nella rete familiare, nel sociale o nella solidarietà degli amici. Ma tutto questo non è sufficiente.
Da un anno sosteniamo che proroghe e solidarietà non bastano più, per esempio bisogna agire in fretta per verificare le condizioni di accoglienza temporanea nel patrimonio pubblico e privato disponibile a sostegno dell’emergenza abitativa. Le città devono pretendere dalle regioni e dal governo investimenti e risorse per il sostegno alla locazione e per arginare la morosità incolpevole.
Ad inizio anno abbiamo proposto al consiglio comunale di istituire da subito un fondo salva sfratti e le linee d’indirizzo per l’emergenza abitativa ( https://www.marcogrimaldi.it/?p=2163 ) .
Oggi dopo tante difficoltà è realtà.
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Palazzo civico, Torino. Firmato questa mattina dal Vice Sindaco Elide Tisi il protocollo di intesa per l’istituzione di un fondo “salvasfratti”.
Sottoscritto da Città di Torino, Prefettura di Torino, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Consorzio Intercomunale Torinese e associazioni di proprietari e inquilini, l’accordo, attraverso un fondo finanziato per un milione di euro dalle due fondazioni bancarie e per 400mila euro dal Consorzio Intercomunale Torinese, mette a disposizione uno strumento in più per aiutare quelle famiglie torinesi in difficile situazione economica e colpite da provvedimento di sfratto per morosità.
A beneficiarne potranno essere le famiglie con reddito Isee fino a 26mila euro, residenti da almeno un anno nell’alloggio oggetto di procedura di sfratto, che abbiano nel proprio nucleo un soggetto considerato debole sotto l’aspetto sociale (ultrasessantacinquenne, minore o con invalidità superiore al 67%) e possano dimostrare che la diminuzione del reddito familiare (rispetto al 1 gennaio 2011) è causa diretta della morosità sul canone locativo.
Il fondo “salvasfratti” – che sarà gestito da Locare (il servizio comunale di intermediazione tra la domanda e offerta del mercato privato della locazione) in collaborazione con il Consorzio Intercomunale Torinese – sarà utilizzato per rimborsare una porzione del debito già contratto dall’inquilino (l’80 per cento del dovuto per un importo massimo di 6mila e 400 euro su un debito totale di 8mila euro).
Il proprietario dovrà rinunciare alla procedura di sfratto e stipulare un nuovo contratto a canone concordato. Per parte sua, l’affittuario dovrà restituire una parte del rimborso in proporzione al reddito della sua famiglia (il 50 per cento per redditi superiori a 15mila euro, il 30 per cento per quelli compresi tra 8mila e 15mila euro, il 10 per cento se il reddito inferiore agli 8mila euro).
Nel caso in cui il proprietario non accetti di rinegoziare la locazione e decida di dare corso comunque allo sfratto, l’ufficio Locare ne individuerà uno nuovo disposto ad affittare il proprio appartamento, secondo le garanzie e con gli incentivi previsti per i contratti a canone concordato (un incentivo a fondo perduto di 1.500 euro, un ulteriore contributo di 3.100 euro in conto canone e l’accantonamento di un fondo di garanzia a parziale copertura delle prime diciotto mensilità in caso mancato pagamento dell’affitto).
La crisi economica ed occupazionale, che negli ultimi anni ha colpito duramente la città, ha ridotto significativamente entrate e reddito per molte famiglie torinesi. Tra le conseguenze più evidenti si registra la crescente difficoltà a sostenere le spese per l’abitazione e, nei fatti, a pagare regolarmente l’affitto di casa.
Una situazione evidenziata dai dati relativi ai procedimenti esecutivi di sfratto per morosità depositati presso la sede della Corte d’Appello del Tribunale Ordinario di Torino, che nel 2012 hanno fatto registrare il superamento della soglia dei 3mila e 600 casi, un trend che nel primo semestre dell’anno in corso si è confermato in crescita, mentre il numero degli sfratti per finita locazione piano piano si sta avvicinando allo zero.
Con il contributo del fondo “salvasfratti”, proposto dal consiglio comunale, istituito con il sostegno finanziario delle fondazioni Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio, cerchiamo di assicurare alle famiglie che vivono un momento di difficoltà economica, nel limite del possibile, il mantenimento dell’alloggio, offrendo a proprietari e inquilini incolpevolmente morosi le condizioni per rendere possibile la rinegoziazione del contratto. Proponendo una strada percorribile per poter sottoscrivere un nuovo rapporto di locazione o, se ciò non risultasse possibile, aiutando la famiglia a trovare, con la mediazione dell’ufficio Locare, una nuova sistemazione abitativa a un canone più sostenibile.
A partire da mercoledì 20 novembre, sarà possibile chiedere il contributo del fondo “salvasfratti” direttamente agli uffici di Locare (via Corte d’Appello 14) o alle sedi dei sindacati di inquilini e proprietari. Informazioni dettagliate e moduli per fare domanda sono disponibili anche on line nella pagine web della Città di Torino, all’indirizzo www.comune.torino.it/informacasa .
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Sfratti, un salvagente per famiglie in difficoltà
Il Comune con la Compagnia San Paolo e la Fondazione Crt crea un fondo da un milione e 400 mila euro : nei prossimi sei mesi darà una soluzione a 250 casi
Tratto da La Repubblica, di GABRIELE GUCCIONE
Le famiglie sotto sfratto da ieri possono aggrapparsi a un salvagente. Lanciato dalla città, insieme con le fondazioni bancarie, il fondo «salvasfratti» servirà a tamponare, con un milione e 400mila euro, il rischio di finire sulla strada per chi ha smesso di pagare l’affitto perché colpito dalla perdita del lavoro, dalla cassaintegrazione, dalla malattia. Famiglie che fanno parte di quella «zona grigia», sempre più distante da quello che un tempo si definiva il «ceto medio» e più vicine alla soglia della povertà, le quali con i tradizionali criteri, in caso di sfratto, non avrebbero diritto, perché «troppo ricche», all’assegnazione d’emrgenza di una casa popolare. Il milione a fondo perduto messo dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Crt, insieme ai 400mila euro “rotativi” del Comune, basteranno per 250 casi nei prossimi sei mesi, nell’attesa che il governo mantenga la promessa di un fondo nazionale. Non risolverà il problema, ma darà comunque una boccata d’ossigeno a un situazione ogni anno più grave, considerato che l’anno scorso hanno bussato alla porta di Palazzo civico 820 sfrattati, e in difficoltà, e che a solo 229 di questi è stato possibile assegnare un alloggio popolare. E quest’anno si prevede che le domande di aiuto arrivino a quota mille, mentre il numero di alloggi disponibili resta lo stesso di sempre.
L’obiettivo del fondo «salvasfratti» è di fare qualcosa per le 591 famiglie che rimangono fuori. Come funziona? “Chiederemo ai proprietari di rinunciare a parte degli affitti non pagati, e agli inquilini rimborsare parte del prestito”, spiega il vicesindaco Elide Tisi, che ha messo a punto il fondo dando corso a una mozione della Sala Rossa proposta dai consiglieri Grimaldi, Ventura e Centillo. Esperienza tra le prime in Italia: “È una risposta straordinaria a una situazione straordinaria” ha detto il prefetto Paola Basilone, ieri alla firma del protocollo con Piero Gastaldo della Compagnia e Fulvio Gianaria della Crt. I requisiti: un livello isee massimo di 26mila euro, risiedere nell’alloggio da almeno un anno, avere in famiglia un anziano, un minore o un disabile. “Il fenomeno è talmente esteso che non sarebbe stato possibile estendere a tutti l’accesso”, dice rammaricato Giovanni Magnano, direttore del settore Case popolari. Il proprietario riceverà un rimborso massimo di 6400 euro su un debito totale di 8mila. Dovrà rinunciare allo sfratto e concedere una seconda chance all’inquilino con un contratto a canone concordato: meno costoso in media del 30%. L’affittuario dovrà restituire a rate parte del contributo in proporzione al reddito: la metà per chi supera i 15mila euro, il 30% per la fascia 815mila, il 10% sotto gli 8mila. Se non si verrà a un accordo con il proprietario c’è un «piano B»: l’inquilino sarà aiutato a trovare un altro alloggio attraverso l’agenzia Locare, con un fondo di garanzia sull’affitto di 18 mesi.
http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/11/16/news/
sfratti_un_salvalagente_per_le_famiglie_in_difficolt-71133369/