Il nuovo anno si porti via il CIE
diritti, Idee, solidarietà admin 15 dicembre 2014“L’unico desiderio che abbiamo per il nuovo anno è che quello passato sia l’ultimo del CIE di Corso Brunelleschi”
Da giorni la caldaia del Centro di Identificazione ed Espulsione di corso Brunelleschi è guasta. Proprio mentre l’inverno si fa più rigido, 24 persone, che – ricordiamo – sono detenute per il solo fatto di non essere ancora state identificate, si trovano al freddo insieme agli addetti e agli operatori del centro. Venerdì abbiamo chiesto per ore di entrare per controllare di persona le condizioni degli immigrati. Dopo essere stati respinti, finalmente sabato mattina ci è stato consentito di accedere alla struttura.
Il problema alla caldaia – abbiamo saputo – era stato segnalato dalla Croce Rossa alla Prefettura di Torino già la scorsa estate e si è ripresentato da 15 giorni, fino al guasto definitivo. Sabato la ditta è finalmente intervenuta per mettere in pressione la pompa di calore, ma occorrerebbe un intervento strutturale e naturalmente la sostituzione della caldaia.
Il centro ‘ospita’ 24 stranieri, poiché la capienza è di soli 21 posti più 3 in infermeria. Ma a tal proposito va ricordato che tre anni fa lo Stato spese 14 milioni di euro per ampliare la struttura e portare i posti a 210. Se non che, progressivamente, a seguito di rivolte e incendi che hanno reso inagibile gran parte dell’edificio, la capienza si è ridotta al punto che oggi possiamo dire che ognuno di quei 24 posti letto che restano ci è costato 500mila euro.
“Rinchiudere immigrati solo perché sprovvisti di documenti è un’inqualificabile violazione dei diritti umani oltre che uno spreco di risorse pubbliche” – dichiara il Capogruppo di SEL al Comune di Torino Michele Curto. “Oggi la situazione è ancora più paradossale, perché gran parte dei reclusi proviene da una precedente esperienza carceraria e ha dunque già scontato la pena”.
“Le condizioni di vita di chi viene illegittimamente recluso in questi luoghi sono inaccettabili” – aggiunge il Capogruppo al Consiglio Regionale Marco Grimaldi – “i CIE sono un limbo peggiore delle già anguste carceri italiane, basti pensare che un rappresentante delle istituzioni locali non può accedervi senza preavviso. Le persone chiuse qui non sanno per quanto tempo saranno prigioniere e che ne sarà di loro una volta uscite”.
“Nei CIE italiani” – spiega il deputato Giorgio Airaudo – “la situazione è spesso ancora più grave di quella torinese da ogni punto di vista: sovraffollamento, condizioni igieniche spaventose, risse, violenze, fughe, rivolte, maltrattamenti. Ansiolitici e antidepressivi sono all’ordine del giorno. È un vulnus allo stato di diritto intollerabile per una democrazia”.
“Già il 14 febbraio il Comune di Torino si è pronunciato per la chiusura del centro. È tempo che il Governo superi questa formula disumana, dispendiosa e, oltretutto, fallimentare per quanto riguarda l’obiettivo di identificare gli stranieri che arrivano in Italia”. I tre rappresentanti di SEL hanno concluso con una proposta: “Chiederemo alle autorità competenti e alle assemblee dove siamo eletti di superare i CIE e chiudere l’esperienza di Torino entro fine anno. Spostiamo da subito queste persone in altri luoghi idonei e umani. Evitiamo sofferenze inutili a coloro che vi sono detenuti. L’unico desiderio che abbiamo per il nuovo anno è che quello passato sia l’ultimo del CIE di Corso Brunelleschi”.
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Qui il link a cui è visibile il video girato durante la visita di sabato: