Il Piemonte consegna al Parlamento la proposta di legge sulla Gig Economy? No, i 5 Stelle si oppongono.

Idee, iniziative, lavoro, Regione, sinistra, solidarietà TAGS / cottimo, deliveroo, diritti, fattorini, foodora, gig economy, glovo, rider admin 3 ottobre 2018

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Gig economy e “retorica del lavoretto” vanno a braccetto con un vocabolario tanto “smart” quanto mistificatorio. Tutto deve essere “cool”, come le pettorine fluo. Perché, se la busta paga deve assomigliare a una fattura, allora anche il turno diventa una “disponibilità”, essere assunti è “salire a bordo”, lavorare “per” si trasforma in lavorare “con”.

Anche se chi lavora nel settore della Gig Economy si colloca in una zona grigia tra il freelance e il dipendente, gli elementi di subordinazione sono numerosi, il rischio è tutto schiacciato sulle sue spalle e, soprattutto, in molti casi viene pagato a cottimo.

Tuttavia sono veri e propri fattorini, non “rider”, e da oggi in Piemonte si sarebbe potuto tornare a chiamarli lavoratori.

“No, scusate, ci abbiamo ripensato”. Il Movimento 5 Stelle, che con tutte le forze di maggioranza e opposizione aveva dato il via libera alla Commissione legislativa, strumento utile per non impegnare le sedute del Consiglio su materie nazionali, ha comunicato, a un’ora dall’inizio dell’ultima seduta, di avere cambiato opinione.

Nel suo intervento, Davide Bono ha annunciato che, avendo sentito il proprio Ministro competente (Di Maio, immaginiamo) e il loro gruppo Parlamentare, il Movimento ritiene più opportuno che ciascuna forza politica si muova autonomamente e ha aggiunto che, a suo parere, le proposte delle Regioni al Parlamento valgono “come la carta da culo”.

Nel pomeriggio il Consiglio Regionale avrebbe dovuto approvare la proposta di legge al Parlamento che sancisce il divieto dell’uso del cottimo. Sarebbe il primo provvedimento a intervenire su questa materia, scomparsa dal Decreto Dignità e – dopo una breve ribalta mediatica – non ancora tradotta in leggi nazionali o regionali. Il voltafaccia del Consigliere Bono è uno schiaffo a tutti i fattorini e a tutte le organizzazioni che si sono espresse in questi mesi sul provvedimento e che, proprio dal Piemonte, avevano ingaggiato una sfida che parlava a tutto il Paese.

La nostra legge voleva restituire dignità al lavoro attraverso l’estensione ai fattorini e ai lavoratori delle piattaforme tecnologiche di una serie di diritti universali (condizioni contrattuali formulate per iscritto, spese commisurate all’utilizzo dei propri mezzi, tutele assicurative e previdenziali, formazione). Il contratto collettivo nazionale avrebbe in seguito riconosciuto l’entità e le modalità di determinazione del compenso minimo orario. Abbiamo seguito le vertenze di questi lavoratori fin dall’inizio, siamo stati con loro durante le udienze del processo e, come promesso, intendiamo andare fino in fondo. Non saranno queste mosse politiciste da prima Repubblica a farci arrendere.

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