Ecocentri torinesi: il mondo in cui viviamo, le cose che gettiamo
Idee admin 5 dicembre 2011un articolo di Silvio Lavalle su Città Agorà
A giudicare dai cinque milioni di euro che Amiat spende ogni anno per raccogliere ogni genere di oggetti ingombranti abbandonati sulle strade torinesi, troppi cittadini non sanno ancora che cosa sia un ecocentro. In quello di via Zini, al Lingotto, accolgono i visitatori, rappresentati in questo caso dalla commissione consiliare ambiente, presieduta da Marco Grimaldi, montagne di ferraglie e di legno su cui svettano come larici colonizzatori su una pietraia alpina, scheletri di motorini e divani-letto.
Qui i materiali vengono separati e destinati alle imprese specializzate nel riciclaggio o reimmessi nel circuito delle materie prime, come nel caso del vetro, ceduto direttamente alle vetrerie.
Ma la raccolta di quanto viene abbandonato è un’attività riparatoria (a fronte dell’inciviltà di molti), mentre la vera funzione degli ecocentri è di accogliere i cittadini che vi si recano a smaltire gratuitamente ogni genere di materiali.
Se dovessimo spiegare ai nostri amici di Marte cos’ è il mondo (quello sviluppato e consumista) non avremmo che da portarli in un ecocentro. Visitarne uno, per esempio quello di via Arbe nella circoscrizione 2, è un’esperienza che produce consapevolezza sul nostro stile di vita e sui problemi che crea, consigliabile dunque a chiunque.
Dire che vi si trova tutto non è un’esagerazione: dall’olio usato delle nostre padelle e friggitrici a quello dei veicoli, dalle macerie prodotte con le piccole ristrutturazioni domestiche (potete portarne al massimo mezzo metro cubo) ai flaconcini dei cosmetici, estintori, bombole del gas, contenitori di solventi o di prodotti per la pulizia. Poi gli elettrodomestici, piccoli e grandi (anche quelli che Amiat viene a prendere a domicilio su chiamata) e naturalmente mobili di ogni genere.
Non esistono categorie di oggetti non ammessi, però possono utilizzare gli ecocentri torinesi solo i residenti a Torino, in veste di privati cittadini; non le aziende. Dunque si può, per esempio, portare uno o due vecchi computer, non l’intero gruppo di macchine sostituite nel vostro ufficio, oppure qualche pneumatico vecchio, ma non il mucchio di copertoni che sta nel retro della officina (i gommisti, grazie a nuove norme, potranno presto smaltire gratuitamente in un circuito finanziato dai produttori di pneumatici).
Nei primi dieci mesi dell’anno via Arbe ha raccolto 2300 tonnellate di materiali: 135 di ferro, 700 di legno, 236 di carta, 25,5 di copertoni, 416 di materiali ingombranti (perlopiù vecchi mobili), 7,5 di batterie. Il volume dei conferimenti nei 7 ecocentri cittadini è stato nel 2010 di 5.700 tonnellate.
Se l’ecocentro, come ha spiegato l’ingegner Marco Rossi accogliendo i consiglieri assieme al direttore dell’Amiat Diego Cometto, “ è tassello fondamentale nella raccolta differenziata dei rifiuti”, recupero, riparazione e vendita di quanto viene conferito ma è ancora in buone condizioni, rappresenta un’ attività complementare educativamente e economicamente importante. Se ne occupa la cooperativa sociale Triciclo. Visitando i suoi locali, contigui all’ecocentro di via Arbe, si scoprono oggetti belli, rari, curiosi, o utili, come decine di biciclette rimesse a nuovo.
Triciclo funziona anche come officina meccanica per la riparazione delle biciclette, oltre a mettere in vendita oggetti recuperati ed eventualmente restaurati, spiega il direttore Pierandrea Moiso.
E se è piacevole vagare a caccia di belle cose negli ampi spazi di esposizione, è addirittura emozionante entrare in una grande sala con un’intera parete tappezzata da libri. Libri nuovi o seminuovi, preziosi testimoni della civiltà scampati a cassonetti e discariche e restituiti al posto che loro compete: una grande e ordinata, biblioteca.
Gli altri cinque ecocentri di Torino sono in via Germagnano, via Salgari, via Gorini, corso Moncalieri e corso Brescia.